Si tiene domani, 20 luglio 2016, a Roma nella sede del ministero per le Politiche agricole una riunione urgente del tavolo nazionale della filiera cerealicola. A indurre il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina a convocarlo è stato il precipitare dei prezzi dei principali cereali coltivati in Italia, grano duro e tenero su tutti, sulle piazze di Foggia e Bologna.

Dalle organizzazioni agricole provengono due richieste per salvare il reddito delle aziende agricole: valorizzare la qualità del grano italiano, mediante uno strumento: il contratto di filiera

AgroNotizie ha posto tre domande a Maria Gabriella De Matteis, responsabile della comunicazione del pastificio e molino della De Matteis agroalimentare di Grottaminarda (Avellino) che da sette anni con il contratto di filiera Grano Armando punta ad approvvigionarsi di grano duro nazionale fino ad elevato tenore di proteine per una pasta di qualità prodotta con grano 100% italiano.
In cambio il pastificio De Matteis paga in estate prezzi certi, legati alla qualità, e contrattati con gli agricoltori nel precedente autunno.
Dalle risposte traspare chiaramente che lo strumento funziona, ma a patto che tutti gli attori credano fermamente in quello che fanno.

Con il contratto di filiera Grano Armando, per la campagna 2015-2016, il prezzo minimo del grano duro era stato fissato a 280 euro alla tonnellata, per un tenore di proteine del 14,5%. Ritenete di aver pagato un prezzo giusto, visto l'andamento di mercato, pur puntando ad un prodotto finale qualitativamente superiore?
"Quest'anno i prezzi di mercato sono scesi molto a causa dell'abbondanza di produzione, ma anche per via di una qualità medio bassa. Riteniamo che data la qualità del nostro grano di filiera, eccellente sia per proteine che per altre caratteristiche, il prezzo dovrebbe essere allineato ai possibili valori del mercato internazionale".

Il vostro scopo è fidelizzare i fornitori per ottenere una pasta al 100% italiana: quand'anche non fosse così, potrebbe essere il caso di altre realtà industriali che comunque importano una quota di grano, come potrebbe essere applicato il vostro contratto di filiera con i fornitori nazionali e per quali finalità?
"Il nostro progetto di filiera è ormai al settimo anno; riteniamo di aver sempre rispettato gli impegni assunti con gli agricoltori non fermandoci semplicemente alla stipula dei contratti, ma creando una comunità. Questi elementi ci distinguono da altre iniziative presenti sul mercato".

A sentire le organizzazioni agricole in Puglia, in particolare Coldiretti, si vorrebbe la stipula di un contratto di filiera regionale tra tutti i fornitori pugliesi e tutte le realtà industriali operanti in Puglia: lo ritenete possibile o quanto meno auspicabile?
"La nostra filiera risponde alle nostre esigenze; spesso si parla di filiera in modo generico per cui è difficile comprendere quali siano i veri obiettivi. Fare filiera vuol dire cambiare anche mentalità da parte di tutti gli attori; questo purtroppo non sempre avviene e assistiamo ai fallimenti di queste iniziative".