L’iniziativa dovrà rendere fertili 27mila ettari che saranno dedicati dal Marocco alla coltivazione di orticole, al loro sviluppo in serra. Un progetto che il governo marocchino utilizzerà per sviluppare l’agricoltura e l’occupazione. La tecnologia e l’innovazione italiana, dunque, saranno messe alla prova in una zona a sud della costa, verso il deserto. Le tecniche di Ecosistemi per il ripristino dei suoli sono conosciute a livello internazionale e proprio alcuni organismi hanno segnalato al Marocco la bontà del know how piacentino.
"Ho illustrato ai docenti universitari come si possono di nuovo far tornare a produrre i terreni - ha affermato Manfredi - che sono colpiti dalla desertificazione o che non rendono più. Il primo passo di questa avventura professionale consisterà in una fase di ricerca e studio, per poi arrivare ad applicare la tecnologia". Le tecniche di Manfredi, che è un biologo, si fondano sull’incremento della fertilità fisica e chimica. I benefici per la terra dal punto di vista fisico sono: la capacità di trattenere l’acqua e il suo scorrimento in superficie; la porosità, l’aumento della capacità termica e la diminuzione della compattazione. Sul piano della chimica, la terra avrebbe, tra l’altro, maggior dotazione organica, un incremento dei nutrienti e dei micronutrienti.
Manfredi è anche l’autore di un altro studio che sta compiendo per Pomorete, la prima filiera italiana del pomodoro - 15 aziende, 600 milioni di fatturato e circa 3000 dipendenti - molto attenta alla ricerca e all’innovazione. Con questo progetto, che ribadisce la vocazione internazionale di Pomorete, si vogliono dimostrare i benefici che avrebbero i campi coltivati a oro rosso se venissero concimati con i fanghi di lavorazione delle industrie di pomodoro, opportunamente depurati.
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Fonte: Pomorete