Nel 2013 l’Orto botanico di Padova è stato visitato da 70mila persone, senza contare gli studenti universitari, che non sono contabilizzati in quanto beneficiano dell’ingresso gratuito. AgroNotizie ha rivolto alcune domande alla professoressa Barbara Baldan, vice prefetto del centro di Ateneo Orto botanico dell’Università di Padova.
Professoressa Baldan, attualmente quali progetti avete in corso?
“I progetti in corso riguardano il completamento degli allestimenti dei percorsi espositivi e in particolare il completamento della App che rende possibile scaricare schede, esplorare i percorsi prima della visita; avere informazioni e approfondimenti durante la visita, mediante il codice indicato nel cartellino di identificazione delle piante. Altri progetti riguardano il miglioramento generale dell’Orto antico che è il sito Unesco vero e proprio. Ciò riguarderà sia il restauro di alcune strutture, come ad esempio la serra della Palma di Goethe, ma non solo, che una migliore fruizione delle collezioni di piante che sono esposte”.
Dal 1997 l’Orto botanico è riconosciuto come sito dell’Unesco: quali vantaggi e quali oneri comporta?
“Fin dalla sua fondazione nel 1545, l’Orto botanico di Padova ha mantenuto la sua sede originale nel centro della città, peculiarità che lo rende una realtà integrata al tessuto cittadino. Fin dalla sua nascita l’Orto è stato un punto di riferimento per l’ambiente scientifico nazionale ed europeo, rappresentando anche, per gli studiosi stranieri che lo visitavano, un modello cui ispirarsi per la creazione di analoghe strutture nella loro patria, ragione per la quale è definito come la madre degli orti botanici di tutto il mondo. Proprio questo, insieme al suo innegabile valore scientifico e architettonico, è uno dei motivi per cui l’Orto botanico di Padova, nel 1997, è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. L’iscrizione nella lista Unesco ha accresciuto la consapevolezza, e di conseguenza la responsabilità, dell’importanza svolta dall’orto stesso nella trasmissione della sua eredità culturale, nel suo impegno a sostenere la biodiversità vegetale e a supportare attività didattica e di ricerca”.
© Massimo Pistore - Università di Padova
Esiste una rete internazionale di Orti botanici? Avete progetti condivisi in corso?
“Da sempre l’Orto botanico di Padova ha collaborazioni con orti botanici nazionali e internazionali, in particolare per scambi di semi e piante. Intratteniamo relazioni con alcune Università italiane e straniere che si concretizzano in soggiorni di studenti e ricercatori presso le nostre strutture per periodi di breve e media durata. Inoltre, il nostro Ateneo e l’Orto botanico sono inseriti nella rete del gruppo di Coimbra, una rete universitaria europea che raggruppa 37 università, alcune delle quali tra le più antiche e prestigiose in Europa, fondata nel 1985 e formalmente costituita nel 1987”.
Il prossimo 1 maggio si inaugura Expo 2015, che pone attenzione anche al tema della biodiversità, aspetto sul quale anche l’Orto botanico di Padova ha investito notevolmente. Come collaborerete?
“Oltre all’iscrizione nella lista Unesco, un altro importante evento, determinante per la storia dell’Orto botanico Universitario più antico del mondo, è stato il recentissimo ampliamento dell’area espositiva con la costruzione delle nuove serre (Giardino della Biodiversità) in cui vengono ospitate circa 1.300 specie rappresentanti di diversi biomi terrestri e che si aggiungono alla già vasta biodiversità di specie ospitate nell’Orto antico. Il Giardino della Biodiversità collega idealmente l’Orto Botanico Patavino, attualmente la più grande e più moderna struttura di questo tipo in tutto il Nord Italia, all’Expo di Milano. Il 20 ottobre 2014 l’Ateneo ha firmato un accordo con Padiglione Italia per il supporto alla progettazione, allo sviluppo e alla realizzazione dell’area dedicata alla biodiversità in cui troverà spazio anche un percorso dedicato all’Orto botanico. Poiché è verosimile che il flusso di visitatori per l’Expo 2015 non si limiti a restare nella sola Milano ma possa anche muoversi in direzione di Venezia con la quale ci sono precisi accordi, toccando anche la città di Padova, l’Expo 2015 potrà essere una grande opportunità anche per l’Orto botanico, un’occasione per continuare la grande tradizione di diffusione della cultura botanica che da sempre caratterizza questa storica istituzione universitaria”.
© Matteo Danesin - Università di Padova
L’Orto botanico di Padova come può contribuire alla lotta al cambiamento climatico?
“Può diventare un punto di riferimento per la comunicazione e la diffusione della consapevolezza che un corretto management delle risorse vegetali può dare un contributo positivo alla tutela dell’ambiente. Ad esempio, le piante con i loro apparati radicali sono in grado di trattenere e consolidare il terreno che potrebbe così diventare meno franoso e resistere maggiormente al dilavamento da parte della pioggia. Questo effetto di trattenimento del terreno viene sfruttato anche in ambienti desertici allo scopo di limitarne l’avanzata (il governo cinese sta utilizzando questa strategia per cercare di limitare l’avanzata del grande deserto che si trova nella parte più occidentale del paese). Inoltre, la vegetazione migliora anche le condizioni climatiche generali favorendo il mantenimento di un certo grado di umidità. Importante è poi a livello più locale anche una corretta politica del verde, che a prima vista potrebbe sembrare restrittiva e limitante per lo sviluppo di attività economiche, ma potrebbe in realtà migliorare sotto il profilo turistico la vivibilità di certi ambienti portando così anche benefici economici, oltre ad un sicuro miglioramento della qualità della vita degli abitanti di quegli ambienti”.
Qual è il messaggio che può lanciare oggi un orto botanico?
“Un orto botanico si occupa di piante vive e per restare a sua volta vivo ha assolutamente bisogno di portare avanti al suo interno ricerca e didattica, poiché alla qualità della ricerca scientifica si accompagna ineludibilmente la qualità dell’offerta didattica, mezzo per far crescere nelle giovani generazioni la consapevolezza dell’importanza di mantenere e salvaguardare il mondo vegetale; è fondamentale dal punto di vista ecologico: gli organismi vegetali sono essenziali per il funzionamento degli ecosistemi, sostengono le catene alimentari, intervengono nella regolazione del clima.
È fondamentale dal punto di vista della sostenibilità alimentare, in quanto le varietà antiche di specie alimentari possono essere utilizzate per la produzione di nuove cultivar da immettere nel mercato. Quindi la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità vegetale sono indispensabili per assicurare la produzione di cibo a lungo termine e far fronte alle variazioni climatiche e alle sfide ambientali.
Un Orto Botanico come quello di Padova ha oggi gli strumenti necessari per continuare nella sua antica storia di ricerca scientifica, conservazione e collezione delle piante. L’Orto inoltre continuerà a promuovere lo svolgimento di iniziative scientifiche e culturali con organizzazione di eventi che possano favorire la diffusione della cultura botanica ma anche lo scambio di idee che incentivino la ricerca in campo vegetale”.
L’Orto botanico ha un bilancio? Quali sono le principali voci di entrata e uscita?
“L’Orto Botanico di Padova è un Centro di Ateneo che ha quindi una dotazione di finanziamento ordinario al quale si possono aggiungere altri introiti provenienti da convenzioni e da finanziamenti per la ricerca. Le principali voci di uscita riguardano il personale, la manutenzione e la cura delle piante, il funzionamento e il mantenimento delle strutture di servizio (serre, edifici, impianti)”.