A distanza di un anno dalla denuncia della vendita di wine kit per produrre falso vino a danno dei vini italiani più prestigiosi che ha provocato l’intervento dell’Interpol per fermare il commercio  in Europa,  i furbetti del “vino in polvere” si sono attrezzati per sfuggire alle leggi cambiando i nomi e così il Barolo è diventato Barollo, il Brunello di Montalcino ora si chiama Montecino, il Valpolicella divenuto Vinoncella, mentre il nuovo nome del Chianti è Cantia che suona molto simile con la pronuncia inglese. Lo ha denunciato la Coldiretti al Vinitaly dove nel proprio stand sono stati esposti gli esempi più eclatanti degli espedienti messi in atto per dribblare le normative vigenti a danno delle produzioni italiane che sono tuttora in vendita in Gran Bretagna.

L’annunciato blocco delle vendite in Gran Bretagna annunciato il 17 luglio dall’allora ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, a seguito della positiva azione dell’Interpol, non ha avuto purtroppo il risultato sperato.
In questo caso – sottolinea la Coldiretti - l’inganno è globale con le ditte produttrici che si trovano negli Usa ed in Canada, ma anche in Svezia dove i wine kit che dichiarano di ottenere in soli 5 giorni, in casa, Lambrusco, Gewurztraminer, Frascati, Sangiovese o Primitivo, sono stati venduti addirittura con i marchi Cantina e Doc’s.

“L’Italia non può tollerare che nell’Unione europea del rigore nei conti si permetta che almeno venti milioni di bottiglie di pseudo vino siano ottenuti da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è necessario stringere le maglie larghe di una legislazione per fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio”.