Per questo motivo oggi, presso lo stand dell’organizzazione, i giovani aderenti alla Cia vestiranno le loro bottiglie con un collarino creato “ad hoc” che recita la scritta “Vino Giovane-Under 40”.
Questi nuovi produttori di vino sono necessari per favorire il ricambio generazionale che nel nostro Paese stenta a decollare, sottolinea la Confederazione.
Nonostante oggi l’Italia vanta primati da record nel comparto (è il secondo paese produttore e il primo paese esportatore in volume al mondo) e conta circa 450 mila aziende (di cui 384 mila con vite e 63 mila vinificatrici), solo il 5-6 per cento dei titolari d’impresa ha un’età inferiore ai 40 anni.
D’altra parte, l’agricoltura non è più un settore “vecchio”, anzi cresce l’interesse dei giovani per il mondo agricolo e per “la cultura del mangiare e del bere”, come dimostra il boom di iscrizioni alle Facoltà di Agraria e la preferenza per i corsi che formano al vino.
L’identikit del giovane produttore di vino
Hanno tra i 25 e i 36 anni e posseggono un’istruzione medio-alta (75 per cento diplomati e 15 per cento laureati). Parlano inglese e oltre il 90 per cento ha un’ottima conoscenza del web: in otto casi su dieci si connettono quotidianamente a Internet, mentre in 5 casi su dieci usano la rete per promuovere i propri prodotti. In questo modo raggiungono più facilmente i consumatori, ampliando la propria clientela.
Ma non solo: soprattutto con i social media, che consentono un rapporto estremamente diretto col pubblico, possono condurre indagini di mercato per comprendere e anticipare i gusti e le esigenze dei compratori, orientando la propria offerta.
Il 60 per cento ha rilevato l’impresa di famiglia e più della metà fa attività multifunzionali (es. degustazioni in azienda). Per il futuro, il 52 per cento dei giovani produttori spera di espandere la sua attività e il 78 per cento vuole ampliare i suoi canali commerciali (vendita diretta, e-commerce).
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Fonte: Cia - Confederazione italiana agricoltori