“E' un passo molto importante verso quella che possiamo definire una rivoluzione agricola sostenibile che Barilla ha iniziato a immaginare già negli anni ‘90’ ” ha spiegato Luca Ruini, responsabile Ambiente e sicurezza di Barilla. “Il progetto Filiere integrate è in continua evoluzione. Barilla è in contatto con i principali operatori agroalimentari che hanno intrapreso un percorso di sostenibilità ambientale simile al nostro, per lo sviluppo di future attività congiunte e sinergiche per rendere il sistema agricolo italiano più competitivo verso quelli di altri Paesi”. L’intesa mette in pratica quanto emerso con l’iniziativa “Campi aperti”, la sperimentazione condotta in Italia tra il 2011 e il 2013 sui campi di numerose aziende italiane fornitrici di grano di Barilla. L’avvicendamento colturale con rotazioni di cereali, leguminose, proteoleaginose e orticole ha consentito di produrre un grano duro di alta qualità migliorando la fertilità del terreno, incrementando la biodiversità, riducendo l’impatto ambientale e aumentando il valore economico per gli operatori della filiera italiana. L’accordo attribuisce ai soci di Coprob che integrano la coltivazione del grano duro con quella della barbabietola da zucchero il diritto a inserire entrambe le proprie produzioni all’interno di filiere guidate da contratti di coltivazione sottoscritti dalle aziende firmatarie, che vanno a premiare le pratiche di sostenibilità adottate.
L’obiettivo finale del progetto Filiere integrate è permettere agli operatori agricoli di sviluppare un sistema di avvicendamento colturale sostenibile senza sprechi produttivi. Questo risultato è possibile grazie all’integrazione dei metodi tradizionali di coltivazione con le tecnologie di ultima generazione di granoduro.net, un sistema web sviluppato da Horta - spin off dell’Università cattolica di Piacenza e partner di Barilla - in grado di fornire informazioni agli operatori agricoli in ogni fase del ciclo di coltivazione. L’adozione di corretti avvicendamenti e l’utilizzo di sistemi di supporto delle decisioni hanno ridotto fino al 30% le emissioni di Co2 e i costi di produzione.
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Fonte: Coprob