Obiettivo che l’Italia ha centrato abbondantemente, in ambito europeo, anche con le 600 filiere olivicole di Unaprol che raggruppano settemila aziende di alta qualità certificata, più del 70% delle filiere olivicole tracciate in Italia.
E’ il quadro che emerge a Bruxelles nell’ambito dell’evento “Verso una migliore comprensione del consumo di olio di oliva”, che si svolge al Parlamento europeo. L’iniziativa è organizzato dal Copa-Cogeca.
L’obiettivo è quello di agevolare il consumo consapevole dell’alta qualità dell’olio extra vergine di oliva, offrendo ai consumatori garanzie di trasparenza nelle informazioni: tappo antirabbocco, etichette trasparenti, origine certa del prodotto coniugate ad una maggiore convenienza del prodotto sul mercato garantito attraverso un sistema di regole condiviso e da tutti accettato che fughino le ombre di comportamenti poco corretti agevolati da un mercato poco attento al concetto di qualità.
L’evento al Parlamento europeo giunge a poche settimane dall’accordo sulla riforma della Pac del 26 giugno.
“Un accordo - spiega il presidente di Unaprol Massimo Gargano - che offre nuovi strumenti ed opportunità per l’olio d’oliva. Rispetto alle iniziali proposte l’Italia è riuscita a migliorare alcuni elementi critici, in particolare gli impegni di greening che non riconoscevano il ruolo ambientale degli uliveti e la convergenza interna, con la possibilità di scegliere un passaggio più morbido dal sistema storico del valore dei titoli ad un nuovo regime che li riassegna su basi più equilibrate”.
Ma è sul fronte della convenienza che si gioca la partita dei mercati e il commercio elettronico sta diventando sempre più preminente.
Nel 2012 l’e-commerce ha visto come protagonista l'Europa che ha generato un fatturato delle vendite di circa 305 miliardi di euro, con una crescita del 20% rispetto al 2011, superando gli Stati Uniti. In questo contesto internazionale, l'Italia ha generato un fatturato di circa 21 miliardi (+12% rispetto al 2012). Il 27% del fatturato prodotto dalle aziende italiane, di cui l’1,2% è rappresentato dal settore alimentare, è stato generato sui mercati stranieri.
© AgroNotizie - riproduzione riservata