“Si tratta di una garanzia per il consumatore sulla reale provenienza di prodotti che vantano particolari caratteristiche di qualità, naturalità, tipicità, mentre ai produttori fornisce un’opportunità per essere più competitivi in un mercato che vede le zone di montagna da sempre svantaggiate per gli elevati costi di produzione – spiega l’assessore all’Agricoltura dell'Emilia-Romagna Tiberio Rabboni – per questo stiamo costituendo un gruppo di lavoro che metterà a punto una serie di ‘istruzioni per l’uso’ rivolte a tutti gli agricoltori interessati, mentre invieremo al ministero delle Politiche agricole una serie di proposte per rendere più flessibile l’applicazione del provvedimento".
La mancanza di redditività è una delle difficoltà maggiori per gli agricoltori che operano in montagna. Due dati tra gli altri lo confermano: dal 2000 al 2010 si sono perse in queste aree il 46% delle imprese agricole e il 21% della superficie coltivata. Introdotta da Bruxelles a fine 2012 l’indicazione “prodotto di montagna” è facoltativa, non richiede certificazione né controlli aggiuntivi, ma si configura come un'autocertificazione del produttore, la cui veridicità potrà essere verificata successivamente nell’ambito dei controlli da parte degli organismi competenti. In Emilia-Romagna questa opportunità interessa 117 comuni delle aree definite “svantaggiate”. Circa il 38% dei 778 milioni di euro del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013 impegnati a tutt'oggi e circa il 42% delle domande accolte interessano territori appenninici. Novità importanti per le zone di montagna sono in arrivo anche dalla riforma della Pac, che prevede un aiuto a ettaro aggiuntivo proprio per le aree svantaggiate.
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Fonte: Regione Emilia-Romagna