Cercare soluzioni alla crisi attraverso le esperienze vissute da aziende e persone. Perché l'esempio è sempre premiante, anche quando coniugato al negativo. Sembra essere questa la “missione” che la Compagnia delle Opere Agroalimentare (Cdo) si è data nell'organizzare la decima edizione del suo annuale forum, che si è tenuto a Bologna il 25 e 26 gennaio. Un incontro, ha detto il presidente della Compagnia delle Opere Agroalimentare, Camillo Gardini nell'aprire la due giorni dei lavori congressuali, dove anche i professori vanno, ma non per insegnare, bensì per apprendere a loro volta. Il tutto all'insegna dello slogan “realismo e innovazione per costruire nell'incertezza”, a sua volta titolo di questo decimo appuntamento con i protagonisti del settore agroalimentare italiano.
Realismo che si è toccato con mano guardando all'evolvere dei consumi, dove la spesa si contrae e diviene più attenta, privilegiando le promozioni e riducendo gli sprechi. Ma come evidenziano le analisi Nielsen, il consumatore non è disposto a scendere a compromessi quando si parla di qualità. Più attenzione negli acquisti si traduce poi in una maggior “fame” di informazioni, che impongono etichette capaci di spiegare e raccontare contenuti, piuttosto che suscitare emozioni. Informazione che deve essere ancor più esaustiva quando si propone un prodotto innovativo.
Innovazione e mercato
Ma l'innovazione, è stato detto, deve essere legata alla realtà e rispondere alle esigenze del mercato. Percorsi che possono essere lunghi, ma costanti, come nei molti esempi presentati al Forum e riguardare prodotti che di per sé, come i pomodori o le patate, parrebbero refrattari al rinnovarsi. Le patate allo iodio o le le nuove dadolate di pomodori che si incontrano sugli scaffali dimostrano al contrario che ogni settore può innovarsi se rispetta la regola di essere aderente al mercato.
Un mercato dove la crisi è stata il motore per cercare nuovi sbocchi commerciali, magari sui mercati stranieri. Un percorso relativamente facile per alcuni prodotti come il vino, specie se può vantare fama e credibilità, come alcuni esempi presentati al Forum. Tutti punti di vantaggio costruiti nel tempo pensando a competere non sul prezzo, dove saremmo perdenti in molti casi, ma sull'identità che si ricollega al territorio e ad una filiera di qualità. Anche questa magari da innovare, come sta avvenendo, puntando verso le nuove frontiere del vino “libero” da solfiti e inquinanti. C'è chi pur producendo un prodotto meno “nobile” del vino, come la medica disidratata, è riuscito a conquistare i mercati arabi, dove stalle da mille e una notte sono affamate di un buon fieno che lì non si produce.
Internet, un negozio per tutti
Una crisi che poi ha fatto trovare nel web nuovi sbocchi commerciali, con la vendita diretta che è cresciuta non solo con gli acquisiti di prossimità (il chilometro zero, non sempre così a portata di mano come si vorrebbe), ma soprattutto con le vendite via internet. In qualche modo una risposta, purtroppo solo parziale al momento, allo strapotere commerciale che la grande distribuzione organizzata fa valere specie sui produttori agroalimentari. Che a sua volta in Italia è assai meno presente di quanto lo sia in altri Paesi.
Le difficoltà insegnano
C'è anche chi si è trovato a fronteggiare due crisi alla volta, quella economica a carattere generale, e quella di settore che ha travolto il settore suinicolo. Aziende di grandi dimensioni, con 35mila maiali all'ingrasso, si sono ritrovate davanti allo spettro delle mangiatoie vuote per mancanza di liquidità per gli acquisti di mangimi. Le difficoltà con le banche, i consigli dei consulenti, non sempre cristallini come si vorrebbe, la diffidenza del mercato. Esperienze terribili per chi le vive, ma che raccontate aiutano altri ad evitarle.
Sul fronte politico era molto atteso l'intervento del ministro per le Politiche agricole, Mario Catania, che non ha sottaciuto i molti problemi che attendono il settore, come si può leggere sempre in questo numero di Agronotizie.