Un 2011 che consolida i risultati positivi del 2010 sia per quanto riguarda la produzione lorda vendibile (+1,8% pari a un valore di 4,3 miliardi di euro), che per quanto riguarda l’export con un +10%, a conferma dell’eccellenza delle produzioni emiliano-romagnole.

In calo i redditi delle aziende agricole, con un dato medio del -3%, conseguenza soprattutto del forte aumento (+4,5%) dei costi intermedi. E’ quanto emerge dal Rapporto 2011 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna curato da Roberto Fanfani dell’Università di Bologna e presentato oggi a Bologna.  

“Siamo di fronte a un’agricoltura che cresce e che alimenta un comparto agroalimentare che rappresenta il 15% del Pil regionale, ma che, nonostante questo non riesce a dare reddito sufficiente agli agricoltori. Di fronte a questo paradosso – ha sottolineato l’assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni - sono due le strade su cui occorre lavorare: un’agricoltura più contrattualizzata, in grado di programmare produzione e commercializzazione, e un rapporto più equilibrato con la grande distribuzione.
In Emilia-Romagna dopo la costituzione dell’organismo interprofessionale del pomodoro da industria e di quello ormai imminente della pera, stiamo lavorando a un organismo che regoli l’intera filiera delle carni suine. Ma occorrono anche politiche più incisive a livello italiano ed europeo. Da questo punto di vista costituisce sicuramente un passo in avanti importante la riforma voluta dal ministro Catania che introduce per la prima volta l’obbligo di contratti scritti con la Gdo”.

“La complessa fase congiunturale che la filiera agroalimentare sta attraversando" è stata anche al centro dell’intervento del presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Carlo Alberto Roncarati, che in particolare ha sottolineato l'importanza di promuovere nuovi strumenti come i “contratti di rete, per sopperire ad una crescita dimensionale difficile sul piano individuale ed affrontare la sfida competitiva, innovando, migliorando le attività di servizio e sostenendo la promozione coordinata sui mercati esteri, specialmente dei prodotti di qualità".


Al centro del Rapporto 2011 anche un tema di crescente attualità, quale quello della progressiva riduzione di superficie agricola, a livello nazionale e regionale. Tra il 2000 e il 2010 la diminuzione in Emilia-Romagna è stata del 5,5% con percentuali particolarmente alte in montagna.
“E’ un fenomeno ultradecennale, oggi tuttavia non più tollerabile dal momento che confligge esplicitamente con la crescente domanda mondiale di cibo, con l'obiettivo della riduzione delle emissioni di CO2, con la crescente fragilità idrogeologica dei territori – ha sottolineato Rabboni –. Bisogna utilizzare le leve urbanistiche e fiscali per rendere più difficile e meno conveniente il consumo del territorio in pianura e contemporaneamente chiedere alla Pac di sostenere con adeguare risorse la conservazione dell'agricoltura di montagna e collina.
C'è poi da contenere le distorsioni prodotte dal fenomeno delle coltivazioni agricole non alimentari, in particolare di quelle destinate alle energie rinnovabili.

Mi auguro che le nuove tariffe elettriche proposte dal Governo per il 2013 sappiano distinguere i piccoli impianti di produzione di energia elettrica realizzati dalle aziende agricole e alimentati con sottoprodotti, scarti, coltivazioni su terreni marginali, da quelli realizzati da multinazionali con fini essenzialmente speculativi”.

Al tema è stata dedicata una tavola rotonda cui hanno partecipato l’assessore regionale alla Programmazione territoriale Alfredo Peri,  Stefano Stanghellini (Presidente di Urbit/Urbanpromo - Università IUAV di Venezia), Alberto Borghi (Sindaco di Bomporto), Rino Ghelfi (DEIAgra –Università di Bologna), Sebastiano Serra (Ministero dell’ambiente), Andrea Segrè (Università di Bologna).

Andamento dei comparti: bene cereali, vino e carne. In flessione ortofrutta e colture industriali

Diversificato l’andamento dei diversi comparti. In flessione le colture orticole (-6,7%), frutticole (-22,1%) e quelle industriali (-7,1%), bene invece i cereali (+12,7%), il compatto zootecnico (+8%) e il vino che è cresciuto del 12%, nonostante la generale riduzione delle superfici, grazie all’ottimo livello qualitativo delle uve e dei vini. Bene la produzione di latte (+6,2%). In aumento, per il Parmigiano Reggiano, sia la produzione (+6,8%), che i listini  (+20%).

In calo l’occupazione agricola (circa 4.000 unità in meno), in aumento fino a quasi 5,5 miliardi il credito agrario, che rappresenta il 12,6% del credito agrario nazionale e il 3,2% del credito totale della regione.

A conferma delle difficoltà finanziarie, cresce anche il credito agrario in sofferenza. Secondo Unioncamere, l’industria alimentare regionale nei primi nove mesi del 2011 è cresciuta dello 0,9% in termini di produzione e dell’1% in termini di fatturato.

L'export è aumentato del 10,3% delle esportazioni raggiungendo i 4.896 milioni di euro.
Si conferma la questione del ricambio generazionale. Sui 73 mila titolari di azienda agricola quasi 15 mila sono over 75 anni e più di 16 mila hanno un’età compresa tra i 65 e i 74 anni. La presenza di giovani resta limitata: i titolari di azienda agricola entro i 39 anni sfiorano l’8%. Acquistano dunque una rilevanza centrale le due classi intermedie (40-54 e 55-64 anni), pari al 50% del totale. /PF