Il mercato tedesco non tradisce il vino italiano. Il consueto programma di internazionalizzazione per le imprese di Confagricoltura al Vinitaly è dedicato quest’anno ad Austria, Germania e Svizzera, piazze considerate mature per i nostri vignaioli.
La Germania è il primo Paese di esportazione del vino tricolore: 688 milioni i litri venduti (dati 2010 della Camera di Commercio Italiana in Germania), pari al 15% del mercato tedesco, preceduto dal 46% del prodotto locale (52% il giro d’affari); il valore economico è di 844 milioni di euro, pari al 13% del totale. Piacciono soprattutto i vini rosé, con oltre il 10% delle vendite al dettaglio; scendono leggermente i rossi (-1,2%), mentre i bianchi rimangono sostanzialmente stabili (+0,7%). Il consumatore teutonico negli anni ha consolidato la sua predilezione per i vini biologici, che hanno prezzi generalmente più elevati ma sono comunque facilmente reperibili.
In Austria crescono i consumi enologici, anche se le famiglie acquistano di meno e si riforniscono generalmente di vino locale: il canale di vendita principale rimane la ristorazione. Il prodotto italiano detiene comunque il secondo posto del mercato con il 17,9% delle quote, pari a 60 milioni di litri e il 15,9% del valore, pari a 88,5 milioni di euro. Negli acquisti i vini bianchi superano i rossi (50% rispetto al 48%), mentre i rosati sono solo una piccola percentuale.
In Svizzera l’export enologico italiano è di 66,5 milioni di litri. Il trend è in crescita, soprattutto per gli spumanti, facilmente reperibili in wine bar, ristoranti e supermercati. Il valore delle quantità vendute è di 256, 5 milioni di euro, con un prezzo medio a litro di 3,87 euro, la metà della quotazione dei prodotti francesi. In Svizzera il vino italiano viene esportato generalmente in bottiglia, mentre in Germania si vendono ancora ingenti volumi di sfuso, che fanno diminuire il nostro prezzo medio a litro: 1,23 euro, 20 centesimi in meno di quanto accade in Austria.
In un momento di crisi generale dei consumi interni i produttori italiani puntano sull’estero. Si lavora soprattutto sul miglioramento della percezione qualitativa del prodotto, fattore in grado di alzare il valore economico delle vendite in Austria, Germania e Svizzera, dove il consumatore è maggiormente propenso a spendere di più a fronte di un vino qualitativamente superiore.
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Fonte: Confagricoltura