Da inizio anno sono già tre. Quattro se si parte dal marzo del 2010, appena venti mesi fa. Prima Luca Zaia, poi Giancarlo Galan, quindi Saverio Romano e adesso Mario Catania. Tanti sono i nomi che si sono dati il cambio alla guida del ministero dell'Agricoltura, o per dirla in modo completo, al ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, come si chiama questo dicastero dopo che un referendum, nel 1993, aveva decretato la scomparsa di quello “dell'Agricoltura”. Adesso è Mario Catania a salire su questa che sembra una trottola piuttosto che una poltrona ministeriale. Su di lui è caduta la scelta del neo presidente del Consiglio, Mario Monti, che nel formare la nuova compagine di Governo, come ha detto uscendo dalle stanze del Quirinale, è composta di soli tecnici, cosa che dovrebbe agevolarne il percorso in questa stagione di forte litigiosità politica. Questa è almeno la speranza espressa da Monti e gli auguriamo possa tradursi in realtà.

 

 

Il nuovo ministro

Ministri “tecnici”, appunto, come lo è Mario Catania, prossimo a compiere 60 anni di età, una laurea in Giurisprudenza e dal 1978 nelle stanze del ministero dell'Agricoltura (ci ostiniamo a chiamarlo così) dove sino a ieri ricopriva il ruolo di direttore generale delle Politiche comunitarie. Una lunga esperienza che gli sarà preziosa nel suo nuovo incarico. Incarico che non sarà semplice da portare avanti. Basti pensare a cosa si sta muovendo con le proposte di riforma della Pac e con i tagli, inevitabili comunque andrà, che si prospettano per la nostra agricoltura. Ma a Bruxelles il nuovo ministro è di casa avendo sempre accompagnato i suoi predecessori ai vari tavoli di discussione. A quegli stessi tavoli potrà sedersi ora avendo ben più alte responsabilità rispetto a ieri e potrà far valere la sua esperienza “maturata sul campo”. Dalla sua potrà contare, glielo auguriamo, sulla ritrovata unità delle organizzazioni professionali che almeno sulla riforma della Pac hanno mostrato di avere, finalmente, unità di vedute.

"L’amministrazione deve proseguire nel solco degli impegni assunti e in questa direzione occorre immediatamente operare - ha detto Catania incontrando questa mattina i vertici amministrativi del dicastero -. Le sfide alle quali è chiamato il Governo sono impegnative. Per il nostro comparto, in questo momento, è particolarmente rilevante il negoziato per la nuova Politica agricola comune che ci impegnerà per il prossimo anno con i nostri partner europei”.
 

Una sfida difficile

Non meno gravosi i problemi da risolvere sul piano interno. Ancora devono chiudersi i tavoli aperti dai suoi predecessori per affrontare la crisi dell'ortofrutta, della suinicoltura e della pastorizia, tanto per ricordarne qualcuno. Poi il caro gasolio che sta facendo salire i costi di produzione, le difficoltà nell'organizzare i rapporti di filiera fra produzione e distribuzione, soffocati dal ruolo egemone della Gdo, la volatilità dei mercati delle materie prime, latte e cereali al primo posto. E sono solo alcuni dei nodi da sciogliere. Nodi che non serve ricordare al neo ministro, li conosce già e da tempo. E questo lo consideriamo un vantaggio. Purché abbia il tempo di mettersi alla prova e sempre che la “trottola” della poltrona ministeriale smetta di girare. Ma su quest'ultimo aspetto è azzardato fare previsioni. In ogni caso, buon lavoro ministro Catania.

 

Agrilinea.tv - Intervista al neo ministro Mario Catania