Un passo in avanti verso l’aumento del prezzo di ritiro dal mercato per pesche e nettarine: durante il Consiglio Agricoltura che si è svolto a Bruxelles martedì 20 settembre, gli Stati membri hanno perso l’ultima occasione per rifiutare quanto proposto a fine luglio dalla Commissione europea, ovvero fissare il prezzo a 26,90 euro al quintale per entrambi i frutti, rispetto agli attuali 16,49 euro per le pesche e i 19,56 euro per le nettarine.

Il Comitato di gestione, infatti, non ha raggiunto la maggioranza qualificata né per approvare né per bocciare la proposta, facendo ricadere la palla nel campo della Commissione europea.
Una decisione dell’Esecutivo comunitario prevista per le prossime settimane. Si tratterebbe di una modifica rivoluzionaria, per un comparto che negli ultimi 15 anni non ha conosciuto alcuna modifica del prezzo di riferimento.

 

Aiuti agli indigenti

L’agenda del Consiglio è stata però occupata principalmente dal dibattito sul programma di aiuti agli indigenti, attualmente in stand-by dopo che la Corte di giustizia europea ne aveva messo in discussione il quadro giuridico. Il programma, che consiste nel fornire gratuitamente cibo ai meno abbienti, grazie al tramite di associazioni e Ong, esiste da ben 25 anni, ma ora rischia di non poter essere applicato nel 2012 e 2013.

“Commissione e Parlamento si sono espressi con forza a favore del proseguimento, ma alcuni Stati membri vi si oppongono, nascondendosi dietro giustificazioni giuridiche” ha tuonato il commissario  europeo all’Agricoltura Dacian Cioloş, visibilmente infastidito.

L’inceppamento giuridico segnalato dalla Corte di Giustizia europea riguarda la linea di spesa, attualmente quella agricola, sotto la quale ricade il programma, che invece dovrebbe far parte delle politiche di coesione sociale.

Detto fatto: il Commissario Cioloş ha proposto di modificare il budget per il periodo 2014-2020 secondo le indicazioni della Corte. Ancora: secondo il regolamento attuale, gli aiuti possono provenire esclusivamente dagli stock d’intervento pubblico.

Anche qui, la Commissione ha elaborato un progetto di riforma, che permetterebbe di utilizzare la dotazione finanziaria anche per acquistare direttamente sul mercato. L’iniziativa giace però sul tavolo del Consiglio, dove anche questa settimana non si è raggiunto un accordo, a causa dell’opposizione di sei Paesi, di cui cinque (Germania, Svezia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Danimarca) non partecipano al programma in questione, mentre la Repubblica ceca si oppone al ripristino degli aiuti nonostante ne sia beneficiaria diretta.

“Non ci sono più ostacoli giuridici, né di natura finanziaria; manca la volontà politica”, ha insistito ancora il Commissario. “Gli Stati membri che fanno blocco contro il programma se ne assumano la responsabilità, e non si accusi l’Europa di ridurre il sostegno alimentare per i poveri”.

Finché un compromesso non verrà trovato, l’80% circa della dotazione finanziaria per l’aiuto agli indigenti (400 milioni di euro circa sul totale di 500) saranno inutilizzabili. Poco più di un centinaio di milioni di euro, che corrisponde allo stock d’intervento pubblico, potrà essere messo a disposizione di oltre 15 milioni di poveri in tutto il continente.

L’Italia, rappresentata dal ministro Saverio Romano, ha lanciato un accorato appello affinché il programma venga ripristinato. Così anche il Parlamento europeo in versione bipartisan: sia popolari che socialdemocratici, i due principali partiti europei, bollano la situazione come inaccettabile, a maggior ragione nell’attuale contesto di crisi.