L'agricoltura italiana inizia il 2011 con prospettive per niente rosee. Dopo aver chiuso il 2010 con una produzione complessiva in calo del 2%, le stime relative al primo trimestre del nuovo anno non fanno ben sperare: l'andamento del settore primario resta piatto, stagnante. Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati dell'Istat sulla produzione industriale a gennaio.

Tra gennaio e marzo, le aziende impegnate nelle coltivazioni erbacee (ortaggi, cereali, legumi e colture industriali) non prevedono sostanziali variazioni delle rese produttive rispetto agli ultimi tre mesi del 2010, fermandosi a un misero -0,07%. Stessa situazione per gli allevatori: l'indice sintetico relativo alle consegne per la macellazione dovrebbe rimanere pressappoco invariato a meno 0,07%. Solo la produzione di latte è attesa in aumento, anche se soltanto dello 0,16%.

"Questo vuol dire - osserva la Cia - che l'agricoltura non cresce, resta immobile, zavorrata per un verso dai costi produttivi in continuo aumento e per l'altro da prezzi non ancora remunerativi per gli agricoltori. Una situazione resa evidente anche dai dati pubblicati dall'Istat sulle intenzioni di semina 2010-2011: quest'anno c'è un netto aumento (pari a +19,1%) dei terreni lasciati a riposo. Nella maggior parte dei casi la decisione di non seminare è dipesa proprio dal fattore costi, soprattutto visto che oggi i prezzi di mercato, caratterizzati da una crescente volatilità, non riescono a compensare gli oneri da fronteggiare".

La Cia sottolinea anche il peso economico del carburante agricolo, alimentato anche dalle rivolte in Nord Africa: "Solo tra gennaio e febbraio l'incremento record del greggio è costato all'agricoltura, e alle serre in particolare, un conto molto salato: oltre 5 milioni di euro" rende noto la Cia.

"Ecco perché ora è tempo di dire basta alle chiacchiere e alla politica degli annunci - conclude la Cia - E' giunto il momento di pensare ad aiuti concreti al settore primario. L'agricoltura è vitale ma adesso non ce la fa più da sola. C'è bisogno di un nuovo progetto di sviluppo e competitività, di misure tempestive e realmente efficaci di sostegno, a partire dal fronte fiscale e burocratico".