Ancora una volta l'agricoltura dà un deciso colpo di freno all'inflazione. Il crollo dei prezzi sui campi (-6,5% a novembre, che fa seguito al -12,2% di ottobre, al -12,5% di settembre e al -16% di agosto) frena ulteriormente la corsa degli agroalimentari sugli scaffali. Così a dicembre la continua caduta delle quotazioni agricole all'origine calmiera i listini al dettaglio che restano su livelli accessibili, pur se alcuni prodotti (soprattutto trasformati) rimangono ancora cari. Tuttavia, sempre molto al di sotto dei vertici raggiunti sia nel 2007 che nel 2008.
E per i produttori agricoli è, al contrario, discesa verticale dei redditi (-25,3% lo scorso anno), vista anche la crescita incessante dei costi produttivi, contributivi e burocratici.
E' quanto sostiene la Cia - Confederazione italiana agricoltori in merito ai dati definitivi resi noti oggi dall'Istat sui prezzi al consumo in dicembre. Mese in cui nel settore agroalimentare, secondo l'Indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), si registra una variazione di appena lo 0,1% in più nei confronti di novembre scorso e un aumento dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2008.
Il calo dei prezzi agricoli alla produzione - rileva la Cia - ha così trascinato al ribasso molti prodotti al dettaglio. Tra questi, la frutta, che a dicembre scorso segna una flessione tendenziale dell'1,3%, il latte, i formaggi e le uova, che calano sugli scaffali dello 0,5%, gli oli e i grassi, che segnano, addirittura, una flessione del 3,4%. Incrementi marginali si hanno, invece, per il pane e altri derivati dei cereali (più 0,1%). Rialzi più consistenti, visto il periodo delle feste natalizie, si hanno per i dolci (più 2,8%).