Si è svolto nei giorni scorsi a Osimo un convegno organizzato dall'Associazione Italiana Sementi in collaborazione con l'Istituto sperimentale di colture industriali, dedicato alla situazione congiunturale che sta vivendo il comparto che si dedica alla coltivazione del girasole.
Le conclusioni che ne sono scaturite evidenziano che ancora, per questa coltura, "il momento negativo continua, tuttavia - ha affermato Piero Sismondo, presidente del Gruppo sementi di oleaginose dell'Ais al convegno - la lieve ripresa degli investimenti dello scorso anno e i prezzi in recupero segnati in questo momento dal mercato fanno ben sperare per le prossime semine".
"Dopo l'applicazione di Agenda 2000, l'Italia, con una contrazione della superficie di oltre il 50&%, è il Paese che ha subìto la maggiore penalizzazione tra i Paesi membri UE per la soppressione degli aiuti specifici alle oleaginose - ha aggiunto Sismondo - Occorre ora trovare nuovi interessi per la coltura, pensando a particolari accordi di filiera o guardando alle nuove possibilità di impiego, ad esempio nel campo energetico e del biodiesel".

"Una decisa spinta al rilancio della coltura potrebbe però venire - ha precisato Angelo Frascarelli, Economista agrario dell'Università di Perugia - se l'Italia decidesse nell'ambito delle misure facoltative ammesse dalla riforma PAC, di assegnare al girasole un aiuto supplementare". Ad esempio, un aiuto di 125 €/ettaro, ipotizzando una superficie a girasole di 200mila ettari, impegnerebbe non più di 25 milioni di euro, somma facilmente disponibile nell'ambito di quella quota del 10% del totale degli aiuti che ogni Paese può gestire per migliorare la qualità delle produzioni e la loro funzione ambientale.

A livello di novità varietali, Mario Monotti, docente di Agronomia all'Università di Perugia e coordinatore del progetto di sperimentazione finanziato dall'AIS, ha sottolineato che "dopo quattro anni di prove in campo, un certo numero di varietà emerge per produzioni e rese in olio interessanti.
Il mercato deve però premiare di più la qualità, orientandosi a valutare il prodotto anche in base al contenuto in olio".

 

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