Nuovi record per il prezzo del latte spot (quello venduto fuori contratto) che per la provenienza italiana ha sfiorato i 70 euro al quintale nella seduta di mercato del 7 luglio.
Non c'è da stupirsene, la produzione di latte in Italia è in flessione e così pure negli altri Paesi europei.
E poco importa se il consumo del latte fresco è in calo, chi cresce sono i formaggi, in gran parte con il segno più davanti.
Lo conferma la puntuale analisi di Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, sul settore lattiero caseario diffusa in questi giorni, dalla quale emerge la forza trainante del comparto caseario nel dare sostegno a tutta la filiera del latte.
Formaggi in crescita
Il successo dei formaggi si misura nella ripresa dei consumi interni nei primi quattro mesi del 2025, con un aumento in volume di quasi l'uno per cento, che in termini di valore sale al più 7,7% rispetto all'anno precedente.
Dunque nemmeno la minore capacità di spesa legata agli effetti dell'inflazione è riuscita a modificare le preferenze del consumo, in particolare per il prodotto italiano.
Ed è sempre il made in Italy che raccoglie consensi anche sul fronte delle esportazioni, dove si registra per i formaggi un incremento in volume del 10,7%, persino superiore all'incremento in valore, che si ferma al più 9,2%.

I successi dell'export
"Campioni" di export sono i formaggi freschi, gruppo guidato dalle mozzarelle, che hanno chiuso il 2024 con aumenti del 12,4% in volume e del 9,5% in valore.
Seguiti a ruota da Grana Padano e Parmigiano Reggiano che portano a casa un aumento dell'8,7% in volume, che si traduce in un più 11,4% in valore.
Principali mercati di sbocco sono i Paesi europei, con in testa Francia e Germania.
Per i mercati extra Ue guidano il gruppo Gran Bretagna e Stati Uniti, questi ultimi con aumenti che già lo scorso anno si misuravano con percentuali a due cifre.
Un risultato che potrebbe essere replicato quest'anno, tenuto conto che già nel primo trimestre del 2025 le esportazioni hanno continuato a crescere sia in volume (+3,4%) sia in valore (+13,8%). Ma sul risultato finale pesano le incertezze della sfida commerciale fra le due sponde dell'Atlantico.

Il prezzo del latte
A beneficiare di questo trend positivo dei formaggi è tutta la filiera e in particolare la materia prima, quel latte italiano indispensabile alla produzione dei prodotti caseari a marchio di origine.
La flessione della produzione nazionale di latte, a fronte di una maggiore richiesta da parte delle industrie di trasformazione, ha innescato la corsa al rialzo dei prezzi, con i successivi record registrati sul mercato del latte spot da inizio anno e soprattutto nelle ultime settimane.
Ne hanno beneficiato gli allevatori che finalmente riescono a coprire l'aumento dei costi di produzione.
Per le industrie di trasformazione la conseguenza è un "ritocco" ai loro margini, tenuto conto della difficoltà di aumentare i prezzi del prodotto finale senza compromettere i consumi.

C'è fiducia
Per gli allevamenti una stagione di fiducia verso il futuro, confermato dalle analisi di Ismea. Ma è bene non dimenticare alcuni elementi che potrebbero cambiare questo scenario.
Già oggi si assiste ad un aumento da parte delle imprese di trasformazione nel ricorrere al latte importato.
Il prezzo, guardando sempre alle quotazioni del latte spot, conferma che il prodotto che proviene dalla Francia è valutato 60 euro al quintale, circa il 12% in meno rispetto al prodotto nazionale.
Non è distante il prezzo del latte spot tedesco, fermo a 61,75 euro al quintale.
Altro elemento critico è l'andamento della produzione. Il momento favorevole potrebbe indurre gli allevamenti (italiani e non solo) a spingere sull'acceleratore.
Passare da un mercato "toro", come si dice in finanza, a un mercato "orso", ovvero a una situazione di crisi, sarebbe un attimo.






























