Segnali positivi dal mercato europeo delle carni bovine, con il prezzo del vivo che nella seconda decade di novembre si porta per alcune tipologie oltre i livelli del 2019.
Lo confermano le rilevazioni della Commissione europea, che per i vitelli delle razze da carne indica prezzi in aumento di oltre il 5% nelle ultime settimane.
Uniche note negative per i vitelli delle razze da latte, che continuano ad avere prezzi inferiori a quelli dello scorso anno.
Difficoltà che si possono almeno in parte ricollegare alla pesante situazione del segmento dei vitelli a carne bianca, fra le categorie che più hanno risentito delle limitazioni alla ristorazione collettiva.
In recupero anche il prezzo del macellato, con l’eccezione delle vacche riformate.
 


C’è meno carne

Un sostegno ai prezzi delle carni bovine, nonostante il calo dei consumi nel canale della ristorazione, è arrivato dalla diminuita produzione.
Nell’Unione europea il calo complessivo è in media di oltre il due percento, che nel caso dell’Italia supera il 15%.
Fanno eccezione i vitelloni, la cui produzione è invece in aumento, trainata dalla buona richiesta di carni di qualità e in linea con l’aumento dei prezzi di questo segmento.
Oltre al calo della produzione, evidenziato nello schema che segue, va segnalata la contemporanea contrazione del flusso di importazioni.
Nei primi nove mesi di quest’anno sono entrati nella Ue meno di 182mila tonnellate di carni bovine, con una flessione di 30mila tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2019. Le maggiori riduzioni a carico delle provenienze da Brasile e Uruguay.
 
 

La carne bovina in Italia

In Italia il mercato all’origine dei vitelloni ha registrato una brusca interruzione della tendenza al rialzo che aveva contraddistinto questo segmento negli ultimi mesi.
Fra la fine di ottobre e la prima settimana di novembre il prezzo è infatti sceso a 2,37 euro kg/peso vivo, prezzo confermato anche nelle ultime sedute di mercato monitorate da Ismea.
Il confronto con i prezzi dello stesso periodo nello scorso anno mostra così un deludente meno due percento.
Potrebbe così essere compromesso il recupero dei prezzi che in situazioni normali si registra nell’ultima parte dell’anno. Anche questa una delle possibili conseguenze delle limitazioni alla ristorazione collettiva.
 

Prezzi medi settimanali dei vitelloni
(Fonte: ©Ismea)
 

Suini, si accentua la crisi

A inizio 2020 il prezzo medio dei suini nell’Unione europea era ancora molto elevato.
A gennaio la Commissione europea segnalava un prezzo medio di 190,6 euro al quintale (peso morto), con una differenza positiva di oltre il 40% rispetto al prezzo del gennaio 2019.
Poi fra molte cadute e poche risalite, quel prezzo è andato calando e il prezzo medio nella prima decade di novembre è precipitato a 144,5 euro al quintale.
Rispetto ai 12 mesi precedenti la caduta è di quasi il 22%, difficile da recuperare.
 


I suini in Italia

Anche sul mercato italiano la situazione di mercato per i suini non è dissimile da quella europea.
I dati mensili rilevati da Ismea per i suini da macello mostrano una curva discendente nella prima parte dell’anno (in coincidenza con la prima ondata di pandemia), seguita da un tentativo di recupero, che però si è già interrotto.
Le quotazioni dei suini da macello nella terza settimana di novembre si fermano ad appena 1,15 euro per kg di peso vivo, il 4,5% in meno rispetto alla settimana precedente e meno 28,1% nei confronti del 2019.

Non si può imputare la caduta delle quotazioni in Italia, come nella Ue, a una riduzione delle esportazioni europee, che al contrario sono passate fra gennaio e settembre da 3,3 milioni di tonnellate a 3,9 milioni tonnellate, con un aumento del 16,2%.
E nemmeno da un aumento delle macellazioni, che nei primi sette mesi del 2020 sono diminuite dell’1,2%.
Ancora una volta è verosimile legare questa caduta dei prezzi alla pandemia da coronavirus e alle sue ripercussioni sui consumi.
 

Prezzo medio mensile dei suini da macello in Italia
(Fonte: ©Ismea)


Avicoltura europea

Situazione solo lievemente migliore per il settore avicolo europeo, che nella terza settimana di novembre non registra variazioni nel prezzo dei broiler, tuttavia al disotto del corrispondente periodo del 2019.
Questa invarianza della curva dei prezzi, dopo le continue flessioni dei mesi passati, non rappresenta ancora un’inversione di tendenza.
Per averne conferma occorre attendere le ultime settimane dell’anno, dove è probabile attendersi una ripresa dei consumi domestici.
 


Il recupero degli avicoli

Situazione migliore per l’avicoltura italiana, anche se i prezzi si mantengono inferiori a quelli dello scorso anno.
Lasciano comunque spazio all’ottimismo le rilevazioni del Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza diretto da Gabriele Canali, che nel mese di ottobre hanno registrato crescite importanti su ogni segmento, come si vede nella tabella che segue.
I dati raccolti da Ismea nella terza settimana di novembre mostrano tuttavia per i polli prezzi fermi a 1,12 euro al chilo, ma in questo caso è da notare che nello stesso periodo del 2019 i prezzi erano più bassi del 18,9%.
Ma per tutti gli altri segmenti, come tacchini, faraone e anatre, i prezzi sono inferiori a quelli dello scorso anno.
 

Prezzi degli avicunicoli - variazioni percentuali fra ottobre e settembre 2020
(Fonte: ©Crefis)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.