Nel primo via libera dell’Europa all’estensione dell’obbligo di etichettatura a tutte le carni fresche, manca quella di coniglio, che secondo l’Anlac, Associazione liberi allevatori di conigli aderente all’Agci-Agrital, pone due interrogativi: “E’ una semplice distrazione o una precisa volontà politica? E se così fosse è giustificato discriminare il coniglio proprio oggi che il passaparola va nella direzione del mangiare italiano come garanzia? Coldiretti e Cia, parlano con soddisfazione di maiale, pollame, agnello e capra, dopo l’accordo del Coreper, organismo intergovernativo dei rappresentanti permanenti della Ue, dimenticando allegramente, tra tutte le carni bianche, il coniglio che non è di certo invisibile, ma molto pregiato, appetibile, specie per qualche multinazionale domestica. Quello italiano, inoltre, offre le maggiori garanzie di salubrità, ma evidentemente non viene ritenuto d’interesse nazionale. Sbagliando!".

"Il presidente De Castro, invece, elogia lo straordinario lavoro - continua l'Anlac - che ha visto la commissione Agricoltura europea tra i principali protagonisti della 'introduzione dell'etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti agricoli freschi'. La valutazione d'impatto effettuata dalla Commissione conferma che l'origine delle carni sembra essere la  preoccupazione principale dei consumatori".

“Passi per le due organizzazioni sindacali, un po distratte - dichiara il presidente dell'Anlac, Saverio De Bonis - ma al presidente De Castro non puo’ essere sfuggita una risoluzione unanime del Senato, del 12 maggio 2009, con cui l’Italia aveva già chiesto l’obbligo di etichettatura dell’origine anche per il coniglio. Così come è paradossale che gli sia sfuggita l’interrogazione parlamentare del 6 novembre 2008 – rileva De Bonis - quando insieme ad altri otto senatori chiedeva, personalmente, l’introduzione “anche a tutela dei consumatori, di nuove disposizioni per l’etichettatura del prodotto cunicolo e la rintracciabilità obbligatoria del produttore”. 

“Noi invitiamo - conclude il presidente De Bonis - a nome di tutti gli allevatori italiani, sia il presidente della commissione Agricoltura Ue De Castro, che il ministro Romano ad emendare il regolamento europeo prima della seduta plenaria di luglio, quando sarà votato in seconda lettura, rispettando così quell’interesse nazionale sancito dal pronunciamento delle istituzioni, al fine di evitare inutili ricorsi presso la Corte di giustizia europea. Occorre 'tutelare doverosamente' un comparto leader a livello europeo e quarto settore della zootecnica nazionale”.