Trascorsi nove mesi dalla pubblicazione dell'articolo Canapa terapeutica e i danni del proibizionismo ideologico, proponiamo alle nostre lettrici e lettori un aggiornamento, con l'autorevole intervento di Gianpaolo Grassi, primo ricercatore dal 2002 del Centro di ricerca sulla canapa di Rovigo e membro del comitato scientifico di Federcanapa, il quale ringraziamo per le ore del suo tempo libero che ci ha gentilmente concesso per questa intervista.

Quali sono le ultime notizie dal mondo della ricerca sugli usi della canapa a scopo medico?
"Durante l'ultimo congresso della International association for cannabinoid medicines (Iacm), tenutosi il 17-19 settembre 2017 in Sestri Levante, il dottor Franjo Grotenhermen, direttore esecutivo dell'associazione, ha fornito una panoramica sui nuovi trattamenti a base di cannabinoidi attualmente in fase di sperimentazione o di inizio di produzione commerciale.

In estrema sintesi: il cannabidiolo si è rivelato efficace nel trattamento di: malattia di Huntington, morbo di Parkinson, schizofrenia, sclerosi multipla
(Nda specialmente nella fase cronica), intossicazione da THC (tetraidrocannabinolo, l'agente psicotropico della marijuana Nda). Il CBD ha inoltre comprovati effetti antitumorali, antinfiammatori, analgesici, ansiolitici e il suo potere antiossidante (antinvecchiamento) è superiore a quello delle vitamine C ed E.
Esiste già un farmaco a base di CBD commercializzato negli Usa, l'Epidiolex 
(Nda), che si è rivelato efficace per la cura dell'epilessia. L'uso del CBD per il trattamento dell'obesità e dei disturbi del sonno è già in fase pre-commerciale. Sono in fase di studio preliminare i trattamenti del diabete, del morbo di Alzheimer, della dipendenza da alcol, dell'encefalite spongiforme bovina e perfino della malaria".

Sembra dunque che le maggiori potenzialità di reddito per i canapicoltori corrispondano alla coltivazione di varietà da fiore anziché da fibra. E' finalmente consentito?
"Con l'approvazione della legge 242/2016 Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, le cose sono decisamente cambiate perché è stata inserita l'attività florovivaistica, che include anche la canapa. Ovviamente deve riguardare sempre ed esclusivamente le varietà comprese nella lista europea delle varietà certificate, che non devono produrre più dello 0,2% del THC. Gli agricoltori possono perciò produrre piante di canapa che producono fiori ed ovviamente li possono vendere (si veda la circolare Mipaaf del 22/05/2018).

Qui sta ancora un punto critico: vendere per quale impiego? Il florovivaista produce normalmente per vendere fiori per ragioni estetiche, per allestimento di giardini, per tenere le piante in vaso e perché a molti piace la pianta di canapa. L'apprezzamento c'è anche per il profumo che emana il fiore da secco o del fumo che deriva dalla sua combustione. Tutti sono consapevoli che la canapa industriale può produrre discrete quantità di CBD, e nel fiore questo cannabinoide può raggiungere anche dieci volte la concentrazione presente nelle foglie. Per questo motivo, assieme agli aspetti estetici, nel fiore di canapa sono presenti anche componenti specifici, che conferiscono potenzialità ed effetti fitoterapeutici decisamente positivi. L'apprezzamento dei consumatori ha avuto manifestazioni eclatanti, come quella di far andare in crash il server del sistema di pagamento PayPal il primo giorno di avvio della distribuzione di una nota marca di fiori di canapa industriale"
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Foto 1: Coltivazione italiana di canapa da fiore in serra fredda
(Fonte foto: Gianpaolo Grassi, 2018)

E' obbligatorio coltivare la canapa da fiore in ambienti sorvegliati, come quello del suo istituto, o si può coltivare all'aperto?
"Le attività agricole che riguardano la canapa industriale, sia per il cambiamento - avvenuto nel 2014 - dell'art. 26 del dpr 309/90 Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, che per l'approvazione della legge sulla canapa industriale 242/2016, possono essere realizzate in qualsiasi luogo e con qualsiasi tecnica, a condizione che si usino le varietà certificate a basso THC.

Le precauzioni relative alla sorveglianza possono servire a garantire al coltivatore di non subire furti, visto l'alto valore di queste produzioni (dai 200 ai mille euro/kg dei fiori secchi). La scelta dell'ambiente di coltivazione dipende dalla qualità finale del prodotto desiderato. Il costo di produzione in ambiente protetto è decisamente superiore, ma il prodotto ottenuto risulta decisamente più pulito, rispetto alla coltivazione in campo. Va tenuta sotto controllo l'umidità, per prevenire le infezioni fungine - come ad esempio quelle causate dalla Botrytis (Foto 3) - che possono compromettere la produzione.
In pieno campo la produzione è decisamente superiore in termini di quantità, ma il rischio di perdite per danni da vento, grandine, infestazione di cimici, insetti vari e funghi è alto"
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Come viene garantita la tracciabilità della filiera? 
"Alcune associazioni hanno proposto e approvato un disciplinare che fornisce una traccia del modo con cui si dovrebbe coltivare la canapa per la produzione di fiori (si veda questo link).

(Nda: Per gentile concessione di Gianpaolo Grassi, i lettori di AgroNotizie possono scaricare qui il disciplinare di Federcanapa).

Ci sono anche le norme Gacp (Good agricultural and collection practices, buone pratiche agricole) ed un'azienda potrebbe adottarle per garantire il suo prodotto. La base di tutto è l'impiego di varietà certificate, ma proprio qui sta il problema più serio. Il nostro ministro dell'Agricoltura non ha la minima intenzione di considerare questa potenziale filiera e di conseguenza non ha adottato nessuna azione volta a favorire la ricerca sulle varietà adatte alla produzione di fiore. Si consideri che non solo non si fa nulla, ma anzi si ostacola questa potenzialità produttiva della canapa industriale, inserendo clausole di annullamento dei contratti offerti alle ditte sementiere. Tali clausole prevedono l'annullamento della concessione dei diritti di moltiplicazione nel caso in cui il seme di tali varietà venga destinato alla produzione dei fiori".
 
Ndr: Per gentile concessione dei Gianpaolo Grassi, i lettori di AgroNotizie possono scaricare qui  e qui i modelli di contratto di fornitura delle piantine di canapa, e di vendita dei relativi fiori.
 
Fase di essiccazione dei fiori di canapa, analoga a quella adottata per il tabacco
Foto 2: Fase di essiccazione dei fiori di canapa, analoga a quella adottata per il tabacco
(Fonte foto: Gianpaolo Grassi, 2018)

Che costi colturali comporta e quale resa per ettaro si può aspettare dalle varietà da fiore autorizzate ad oggi?
"La qualità del prodotto è il fattore più importante per poter spuntare prezzi interessanti e remunerativi. E' finito dopo meno di un anno il boom dei fiori prodotti con semi e con varietà di qualsiasi tipo pur di riempire gli scatolini con qualcosa di origine canapiera. Ora il prodotto più richiesto è rappresentato da varietà straniere, importate clandestinamente o no, da Svizzera e Spagna. In queste nazioni sono tollerate le coltivazioni di qualsiasi tipo e varietà, anche con il THC superiore allo 0,2%. In Svizzera sono legali le varietà che possono arrivare a produrre THC fino all'1%. Va detto che esiste una correlazione genetica in tutte le varietà sino ad ora certificate tra contenuto di CBD e THC. Il rapporto tra le concentrazioni di questi due cannabinoidi oscilla attorno al valore di 28:1 rispettivamente. Per questo, in Svizzera si possono coltivare liberamente le varietà che arrivano sino al 28% di CBD perché il THC arriverebbe al massimo all'1%.

Tra quelle certificate della lista europea si potrebbero coltivare quelle che producono fino al 5,6% di CBD e perciò 0,2% THC. Con la legge 242/2016 si è introdotta una tolleranza del valore in campo del THC il quale può arrivare sino allo 0,6%. Legalmente però, i nostri tribunali ed il ministero degli Interni hanno precisato il mese sorso che il limite legalmente tollerato è dello 0,5% di THC. Ciò comporterebbe che si potrebbero coltivare varietà che potrebbero avere il 14% di CBD e 0,5% di THC. Ma vige sempre la regola che per registrare una varietà ed ottenere il seme certificato, all'atto della registrazione la concentrazione del THC non deve superare lo 0,2% di THC.
La strategia agronomica che io prevedo sarà adottata dai coltivatori si baserà su trattamenti e tecniche colturali che facciano in modo che una varietà regolare e certificata possa produrre due o tre volte il suo normale contenuto di cannabinoidi, ad esempio evitando che alleghi i semi, gestendo in modo opportuno le concimazioni e forse, anche se al momento non è consentito, l'applicazione di ormoni che possono incrementare la sintesi dei cannabinoidi.


Un ettaro di canapa da fiore è una superficie già al limite della capacità di conduzione di un agricoltore esperto. Per questa superficie servono normalmente 10mila piantine che vengono messe a dimora quando hanno circa un mese d'età. La semina diretta di varietà dioica è tecnica superata, perché comporta una procedura (smaschiatura) che ha costi elevati ed è quasi impossibile da realizzare in modo efficiente e con esito soddisfacente. Il costo di una piantina va da 2 a 4 euro.

E' indispensabile un metodo di irrigazione efficiente e la manichetta forata è la preferibile. La fertirrigazione è richiesta se si vuole ottenere una produzione elevata. Il sostegno delle piante, quando allevate in pieno campo, è un'altra precauzione utile e abbastanza costosa. Si può usare semplicemente un tutore o fili metallici e reti di sostegno. Per l'elevato investimento da anticipare, forse si dovrebbe valutare la possibilità di proteggere le piante dalla grandine, perché le assicurazioni ancora non si sono adeguate a garantire una coltivazione con tali caratteristiche.

Se si opera in serra, buona parte dei costi sopra indicati non si devono affrontare. I trattamenti insetticidi e anticrittogamici sono un altro punto critico. La coltivazione della canapa non ha un'incidenza ed una superficie interessata tale da stimolare l'interesse delle aziende produttrici di fitofarmaci. Per questo non ci sono presidi sanitari specificatamente approvati per questa pianta. L'attingere dai prodotti ammessi per le coltivazioni biologiche dà una certa garanzia di non contaminare irrimediabilmente la produzione e nello stesso tempo controllare certi patogeni che possono causare perdite sensibili, come quelle dovute a Botrytis o Septoria.

La fase di raccolta, essiccazione e lavorazione per liberare i fiori dalle foglie grandi in esubero è la fase più costosa perché richiede molta manodopera specializzata. È decisamente difficile prevedere l'incidenza di tale operazione. Si consideri che la pulizia di una pianta fatta in vaso del peso di circa 300 gr può richiedere tra i venti e trenta minuti per liberare tutti i fiori. Ci sono anche delle macchine agevolatrici, ma la qualità del prodotto finito è minore".

Attacco da Botrytis su fusto al momento della raccolta. I fiori molto densi e voluminosi sono anch'essi spesso interessati da questa infezione fungina
Foto 3: Attacco da Botrytis su fusto al momento della raccolta. I fiori molto densi e voluminosi sono anch'essi spesso interessati da questa infezione fungina
(Fonte foto: Gianpaolo Grassi)


Foto 4: Fusti, fiori e foglie di una pianta di canapa allevata in vaso
(Fonte foto: Gianpaolo Grassi)

Qual è l'ente preposto alla verifica del contenuto di CBD e del limite di THC? Quanto costano le analisi?
"La legge 242/2016 avrebbe previsto che l'ex Corpo Forestale, ora Carabinieri Forestali fossero incaricati di fare i prelievi ed analizzare i livelli di THC nelle coltivazioni. Purtroppo, dopo due anni dall'entrata in vigore della legge, questo coinvolgimento non è ancora avvenuto per mancanza di risorse relative ai laboratori necessari a svolgere le analisi.

Sta di fatto che il nostro ente continua da decenni a svolgere questo incarico, nonostante il personale coinvolto non sia un pubblico ufficiale e non ci sia una rete di laboratori che certifichi l'idoneità e la standardizzazione di queste procedure.

Accredia è l'organismo ufficiale che verifica i vari laboratori, ma per le difficoltà legate all'ottenimento di autorizzazioni concesse dal ministero della Salute per detenere gli standard o per trasferire e conservare i campioni, solo un laboratorio privato in Italia è accreditato a produce certificati con valenza legale. Nel sito di Accredia ci sono tutte le informazioni a tal riguardo. Il costo medio di un esame dovrebbe essere di circa 120 euro.
Va dato atto che da quest'anno il ministero dell'Agricoltura ha stanziato un finanziamento per individuare test rapidi e di semplice esecuzione per valutare anche le tracce dei cannabinoidi. L'intento è quello di mettere nella disponibilità degli organi di controllo, gli strumenti adatti ad analizzare rapidamente tutti i derivati della canapa, in modo particolare quelli destinati all'uso alimentare, in modo da prevenire frodi o errori nella preparazione dei prodotti della canapa (olio, farina, semi, bevande, ecc.)"
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Le varietà da fiore sono tendenzialmente "nane", quindi cosa se ne fa l'agricoltore della biomassa residua, una volta finito il raccolto? Si potrebbe utilizzare tale biomassa per produrre pellet?
"Non c'è uno standard di varietà di canapa industriale da fiore. Le piante dovrebbero essere ramificate e basse. Qualcosa stiamo facendo, ma quasi esclusivamente nelle pieghe dei vari progetti ufficiali che stiamo svolgendo. Quelle ad uso medico sarebbero le più vicine e con il fenotipo adatto a questo impiego, ma devono essere private del THC.

Per questa ragione hanno avuto gioco facile le altre nazioni dove erano relativamente più diffuse aziende e i materiali ad alto THC (Svizzera e Spagna). In breve tempo hanno trasferito al posto del THC, il CBD mantenendo la stessa struttura della pianta e la stessa composizione terpenica, che conferisce un aroma apprezzato dai consumatori. L'elevato livello di CBD rappresenta un plus che farebbe assumere al fiore di canapa una valenza di potenziale antidoto verso gravi malattie e in modo particolare verso le degenerazioni delle cellule del cervello dovute all'età. In questo caso non sarebbe richiesta una legge per imporre l'uso del prodotto (vedi vaccini). Il consumatore è ben disposto a pagare elevati prezzi e così anche adeguate accise, facendo decollare anche una filiera che per l'agricoltura italiana rappresenterebbe un'ancora di salvezza difficilmente replicabile e sostituibile. Le limitate quantità di bacchette prodotte e l'assenza di centri di lavorazione della fibra, annullano il valore della biomassa legnosa residua, perché il costo del legno è ancora troppo competitivo per giustificare la lavorazione dei fusti di canapa per produrre pellet. Le foglie, invece, possono rappresentare una buona materia prima da cui estrarre i componenti utili della pianta. Volumi così piccoli non giustificano però la trasformazione in azienda. Potrebbe aver senso accumulare le produzioni di più aziende presso un centro di trasformazione"
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In Svizzera è consentita la miscela di fiori di canapa con tabacco (Foto 5). Non è un controsenso promuovere il CBD come farmaco e poi abbinarlo ad un prodotto nocivo come il tabacco?
"Certamente, così come ammettere il consumo del tabacco o dell'alcol. Tra i controsensi meno gravi ritengo che la miscela canapa/tabacco sia preferibile. Con la presenza del CBD si attenua la pericolosità del tabacco. Visto che nessuno riuscirà a togliere dal mercato il tabacco, con questo escamotage si ridurrebbe il danno da esso causato".

Sigarette di canapa e tabacco
Foto 5: Sigarette di canapa e tabacco, di produzione legale in Svizzera
(Fonte foto)

Gli interessati ad avere maggiori informazioni possono contattare direttamente il Crea-Ci di Rovigo:
Centro di ricerca per le colture industriali (Ci)
Viale Giovanni Amendola, 82
45100 - Rovigo
Tel: +39-0425-360113 - Fax: +39-0425-34691
E-mail: ci@crea.gov.it 
Pec: ci@pec.crea.gov.it