Molto spesso accade di imbattersi in prodotti che possono indurre in errore: loghi, frasi, claim, persino gli stessi nomi commerciali, tutto lascia immaginare che il prodotto possa essere impiegato su coltivazioni in regime biologico. Fino a che si tratta di prodotti dedicati all'hobbistica, per quanto sanzionabili dalla repressione frodi, non sono soggetti a verifiche e controlli da parte degli organismi di certificazione. Cosa diversa è quando vengono coinvolti agricoltori professionali, casomai con decine di ettari convertiti al biologico.
Nel peggiore dei casi, la non conformità potrebbe portare al dover tornare in conversione con due-tre anni di riduzione forzata del reddito aziendale. Non di rado la superficialità del fabbricante nel gestire la realizzazione dell'etichetta e/o la mancata registrazione del prodotto al registro Sian, hanno generato danni di centinaia di migliaia di euro con cause civili che si sono protratte per anni.
La video-chiacchierata non poteva però tralasciare le ricadute commerciali legate alle lentezze burocratiche di un sistema obsoleto e difficile da gestire: non è possibile dover aspettare quasi 150 giorni affinché una registrazione vada a buon fine. Inutili sono le registrazioni ad altre liste (locali o internazionali) se non si è ottemperato al minimo richiesto in sede nazionale. Molto è lasciato anche alla pragmaticità degli operatori sul campo, ma casomai di fronte ad agricoltori recidivi, non è da condannare l'applicazione letterale delle norme e tutto ciò che da essa dipende.
Buona visione.
Come districarsi tra le normative dei prodotti per la nutrizione delle piante