Iniziamo col descrivere il quadro generale per poi capire i dettagli del problema che, da alcuni anni, limita fortemente l'innovazione nel campo dei mezzi tecnici per la nutrizione. Esisteva la Commissione tecnico-consultiva sui fertilizzanti (nata nel 1984 e confermata dal Dlgs 75/2010) tra i cui compiti c'era quello di assistere il Mipaaf su questioni di particolare rilevanza, tra cui le modifiche agli allegati. Nel 2012 la spending review abrogò la Commissione che quindi decadde dalle sue funzioni.
Per ben 4 anni si è lavorato senza organi ufficiali fino a che il Mipaaf, in un più ampio Gruppo di lavoro, ha incluso la sezione "fertilizzanti" che prevede la presenza di otto associazioni di portatori d'interesse: Cic, Assofertilizzanti, Aif, Compag, Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Copagri. Pur avendo importanti funzioni, la sezione fertilizzanti si è riunita mediamente una volta all'anno non riuscendo nemmeno a smaltire quanto previsto nei vari ordini del giorno così come sono ingessate anche alcune "sottosezioni".
Non ci stupiamo che la burocrazia sia lenta e farraginosa, ci sembra invece assurdo che delle associazioni di categoria solo la Aif ha provato a far breccia in questo dannoso immobilismo.

Viene da chiedersi a chi faccia comodo che l'inserimento di nuovi tipi di fertilizzanti negli allegati del Dlgs 75/2010 richieda tempi biblici oppure a chi giovi che sia rallentata persino l'iscrizione di nuovi fabbricanti e fertilizzanti nei registri gestiti dal Sian. Sembra quasi che a qualcuno facciano paura l'innovazione e l'allargamento dell'offerta per il mondo agricolo. Eppure è davvero difficile trovare i motivi che spingerebbero le citate associazioni a non fare pressioni sui competenti uffici ministeriali affinché si velocizzino tutte le operazioni. Forse qualche produttore non vuole "concorrenti" tra i piedi ma sinceramente, il silenzio di commercianti e agricoltori è davvero inspiegabile.

Relativamente all'inserimento di nuovi tipi di fertilizzanti, sappiamo esserci oltre venti richieste in coda, alcune vecchie di più di 5 anni. Indubbiamente vi sono anche carenze nella qualità dei dossier presentati ma questo non può dare l'alibi al Mipaaf per mantenere un inquietante status-quo. Ormai l'arretrato è talmente corposo che bisognerebbe creare una specifica task force che riprenda tutti i fascicoli, rispedisca al mittente quelli palesemente "farlocchi", chieda legittimi e giustificati chiarimenti per quelli con qualche piccola carenza (agronomica, analitica, eco-tossicologica, ecc.) e predisponga le bozze di DM da mandare alla Ue per le richieste che invece risultano complete. Persino con una tale dirompente iniziativa, occorrerebbero almeno 2-3 anni per smaltire l'arretrato e non dar adito a dubbi e malcontenti se qualche pratica riesce a superare le insidie burocratiche in appena qualche anno.
Ancora una volta viene da chiedersi a chi può interessare non vedere pubblicati in legge nuovi tipi di fertilizzanti che vanno dai digestati alle biomasse microbiche, dagli idrolizzati vegetali ai concimi minerali fosfatici, dai nuovi inibitori agli attivatori microbici, solo per fare qualche esempio. Alcuni di questi fertilizzanti sarebbero adatti anche per essere direttamente inseriti nell'allegato 13 che contiene i tipi consentiti in agricoltura biologica ed anche in merito a questo "automatismo" non si capisce come mai per alcuni prodotti questo avviene nello stesso DM mentre per altri devono trascorrere altri infruttuosi anni.

Dicevamo che l'Associazione italiana fertilizzanti è riuscita ad ottenere un incontro chiarificatore col Mipaaf almeno relativamente alla gestione dei registri online dei fabbricanti e dei fertilizzanti (convenzionali e biologici). Diciamo subito che i risultati non sono stati quelli sperati e, ancora una volta, descriviamo il quadro normativo per meglio comprendere i "criteri" adottati dal Mipaaf nel fornire risposte. Dopo l'avvento dei registri online, il Mipaaf cancellò con un DM due dei tre punti della parte 3 dell'allegato 13, lasciando solo quello in cui si spiegano le ragioni per cancellare d'ufficio i fertilizzanti non idonei. Nel 2015, con un altro DM, fu nuovamente aggiunto uno dei punti cancellati che recita: "Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali pubblica ogni anno, entro il primo luglio, il "Registro dei fertilizzanti" aggiornato al 31 dicembre dell'anno precedente". Gli addetti ai lavori si chiesero solo come mai si reintroduceva questa specifica, ritenendo che col termine pubblicazione, si intendesse il registro cartaceo annuale successivo ai rinnovi/cancellazioni di fine anno.

In realtà, relativamente al termine "pubblicazione online", tutti gli operatori hanno sempre fatto riferimento ai punti 2 (parte prima) e 7 (parte seconda) dell'allegato 13 in cui si stabilisce che l'ufficio del Mipaaf, entro 90 giorni dal ricevimento della domanda d'iscrizione, esamina la correttezza delle informazioni e provvede alla pubblicazione nel "Registro dei fertilizzanti".
In passato più volte avevamo scritto in merito alla famigerata regola dei 90 giorni, si vedano gli articoli del febbraio 2018 e del maggio 2019 e di quanto fosse importante garantire almeno quattro pubblicazioni all'anno.
Come un fulmine a ciel sereno, durante l'incontro con Aif, il Mipaaf ha spiegato che considera il termine dei 90 giorni applicabile all'esame delle domande e non alla pubblicazione sul registro dei fertilizzanti per la quale resterebbe valido l'obbligo di una pubblicazione all'anno entro il primo luglio. Ne consegue che le sporadiche pubblicazioni/anno fino ad oggi osservate sono una "concessione" e che nulla ci sarebbe da reclamare.

Per chi vuole approfondire abbiamo descritto un esempio pratico

Difronte a tali prese di posizione ci sentiamo totalmente impotenti e se nemmeno gli addetti ai lavori gridano allo scandalo, davvero non riusciamo ad immaginare cosa potremmo fare noi se non scrivere articoli di denuncia volti a svegliare le coscienze di quelli che siedono ai tavoli di lavoro e che dovrebbero difendere gli interessi dei loro associati. Che sia allora la base a scuotere i suoi rappresentanti affinché ci siano sacrosanti diritti per tutti e non solo privilegi per pochi.

 
Esempio pratico
Immaginiamo che un nuovo fabbricante presenti richiesta di registrazione il 15 gennaio 2020 e che debba attendere la pubblicazione online per poter procedere all'iscrizione di un concime organico consentito in agricoltura biologica. Se l'ultima pubblicazione del Mipaaf risalisse al 15 dicembre 2019 e la norma venisse interpretata per come scritta, entro il 14 marzo 2020 il nuovo fabbricante dovrebbe poter ricevere numero definitivo di registrazione e poter quindi procedere alla domanda di registrazione del concime. Successivamente, trascorsi altri 90 giorni, finalmente con la pubblicazione di metà giugno, verrebbe ufficializzata la presenza nel registro Bio anche del concime che, solo da quel momento, potrebbe essere acquistato da un agricoltore in regime biologico. Sarebbero comunque trascorsi circa 5 mesi tra l'iscrizione del fabbricante e la possibilità di impiego del suo concime.

Immaginiamo, invece, di applicare alla lettera quello che il Mipaaf ritiene essere il suo obbligo. Visto che il primo luglio 2020 si pubblicano i fabbricanti registrati fino al 31 dicembre 2019, il nostro malcapitato che presenta registrazione il 15 gennaio 2020, riceverebbe il suo numero solo entro luglio 2021 e avrebbe tempo fino a dicembre di quell'anno per fare richiesta di registrazione del concime organico che, in ogni caso, sarebbe pubblicato solo entro luglio 2022. In pratica tra giugno 2021 e giugno 2022, potrebbe vendere solo concimi Ce non consentiti in biologico (è l'unica categoria di prodotti che non necessita di registrazione) e si ritroverebbe a luglio 2022 giusto in tempo per l'entrata in vigore del nuovo regolamento Ue sui prodotti fertilizzanti.

Fortunatamente il Mipaaf ci fa la cortesia di non applicare la norma alla lettera. Nella realtà dei fatti, l'ultima pubblicazione risale alla fine di giugno 2019, sono circa cento i fabbricanti ad oggi (26 novembre - NdA) in attesa del numero di registrazione, se anche si facesse una pubblicazione entro fine anno, comunque i fertilizzanti da loro iscritti si vedranno soltanto tra 4-5 mesi e, di conseguenza si perderebbe l'intera campagna primaverile 2020 che vale circa l'80% del fatturato: un intero anno è stato comunque totalmente perduto.