Robert Duvall è passato alla storia per una frase che ha rappresentato per decenni il film "Apocalypse now", cruda denuncia delle brutture avvenute durante la guerra del Vietnam: "Mi piace l'odore del napalm alla mattina [...] profumava come di vittoria". Il napalm, per chi non lo ricordasse, era una sostanza altamente infiammabile e veniva usato per snidare i Vietcong dalla giungla ove si nascondevano. Con un approccio risolutivo molto "americano", tonnellate di napalm vennero quindi riversate con gli aerei sulle foreste, carbonizzando ogni forma di vita in esse presente.
Dove non arrivava il napalm ci pensava poi l'agente Orange, un mix di due ormonici, di cui uno è il 2,4-D, usati anch'essi a tonnellate per disseccare la jungla e togliere al nemico ogni rifugio.
 
Ma che "c'azzecca" il napalm con la viticoltura nazionale? Nulla, ovviamente. Però dai e dai qualcuno ce l'ha voluto infilare per forza il parallelismo fra agrofarmaci e armi di distruzione di massa.
E così, la cosiddetta "Vendemmia verde" è divenuta suo malgrado oggetto dell'ennesima disinformazione furbetta, sempre e comunque funzionale alla denigrazione di tutto ciò che rappresenta l'agricoltura intensiva moderna.
 
Andando alla sostanza dei fatti, per evitare che gli eccessi produttivi possano far calare i prezzi del vino si è pensato di dare dei contributi a quei viticoltori che rinunciassero alla produzione di parte dei loro appezzamenti. Le modalità e i requisiti per accedere a questi contributi sono riportati nei testi e nei pdf che la Regione Lombardia ha postato qui  e qui e che invito a leggere con attenzione.
 
Personalmente non ho mai apprezzato il riconoscimento di sussidi alla non-produzione. Preferisco quelli alla sostenibilità delle pratiche agricole e alla qualità finale dei prodotti. Applaudo quindi ogni finanziamento per inerbire il vigneto con essenze vegetali particolari, oppure la piantumazione di capezzagne e bordicampo con le siepi. Mi piacerebbe poi che ogni agricoltore venisse ulteriormente facilitato nell'allevare api, come pure che riservasse una piccola area della sua azienda, dove possibile, a rifugio per le specie migratorie.
Però, al di là della mia personale avversione verso certi contributi, resta un fatto: la Vendemmia Verde va operata o manualmente, o meccanicamente. Non chimicamente.
Nelle fonti originali europee di questa direttiva, però, si accenna in effetti alla possibilità di utilizzare anche prodotti chimici. E qui scoppia il classico buridone.
 
La Federazione italiana dei vignaioli indipendenti (Fivi) emette un infervorato comunicato ove si tuona contro le scelte di contenimento produttivo, ma soprattutto si tuona contro l'ipotesi di utilizzare mezzi chimici per la distruzione totale dei raccolti.
Il comunicato viene quindi ripreso da un articolo a firma Giancarlo Gariglio e pubblicato su Slowine. Pezzo nel quale alle proteste di Fivi si aggiunge il solito livore "antichimico" a prescindere. Basta leggere il titolo: "Vendemmia Verde con il napalm?".
E già qui si è a bagno.
Nel testo dell'articolo, arricchito da una "sobria" immagine di un aereo che lancia bombe al napalm e con un video di YouTube che riporta proprio la battuta di Robert Duvall, si definisce "molto interessante [...] il comunicato stampa diffuso dalla Fivi", come pure viene giudicato "aberrante che per effettuare la Vendemmia verde si debba ricorrere alle sostanze chimiche, tutto per risparmiare un po’ di manodopera che si occupi di tagliare i grappoli prima della maturazione. Questa forma di distruzione del raccolto potrebbe avere conseguenze ambientali disastrose e portare tra l’altro i contadini a coltivare la vite semplicemente per distruggere il raccolto e intascarsi i contributi europei".
 
Circa i viticoltori che coltiverebbero vigne solo per intascare contributi europei, invito ancora alla lettura dei documenti della Regione Lombardia, ove si specifica molto chiaramente come la Vendemmia Verde non sia cosa che possa essere ripetuta all'infinito. A nessuno verrebbe quindi in mente di piantare nuovi vigneti solo per intascare questi specifici contributi.
Circa poi le "conseguenze ambientali disastrose" derivanti dall'uso della chimica, beh, chi è del settore ci ha ormai fatto il callo. Basta che un agricoltore abbia mangiato pesante, ed emetta qualche gas intestinale nell'intimità del proprio trattore, e già si prefigura il disastro ambientale. Da qualche parte in rete potrebbero fiorire perfino accalorate denunce del grave impatto che le flatulenze contadine avrebbero apportato sull'effetto serra e sulla desertificazione della Somalia.
 
Giancarlo Gariglio, visto il battibecco scoppiato sulla pagina Facebook di un vignaiolo (Facebook non è territorio eslcusivo dei Grillini...), interviene per dire che la sua era "chiaramente una provocazione" e che non era sua intenzione sviare i lettori con i riferimenti al napalm.
Questi riferimenti, leggendo Gariglio, parrebbe quindi siano stati inseriti quasi per goliardia, solo per accentuare un concetto. Secondo l'autore del pezzo (fonte Google Analytics) l'articolo sarebbe stato letto da oltre duemila persone. Un'accentuazione di concetto che è arrivata quindi forte e chiara a un numero discreto di lettori.
 
Anche accettando come buoni i chiarimenti di Gariglio, mi chiedo però per quale arcana ragione chi scrive pezzi del genere non rende mai, e dico mai, i fatti senza infarcirli di messaggi visivi e testuali che dipingono la chimica agraria come l'Armageddon.
Capisco che la verità sia spesso banale, ma, come direbbe Bersani, "È quest'acqua qua!". La verità andrebbe cioè presentata nuda, senza volerla vestire con abiti che alla fin fine, guarda caso, son sempre funzionali a ben precise ideologie.
 
Suggerirei quindi a Fivi di rilassarsi, invece di scalmanarsi tanto per un uso della chimica che non è previsto dalla Vendemmia Verde, almeno per come verrà applicata in Italia. Anche perché sarei molto grato se qualcuno mi sapesse dire quali prodotti verrebbero impiegati in tal senso, visto che nelle prove sperimentali effettuate con diradanti per la frutticoltura i risultati sono stati così aleatori da scoraggiarne l'uso come "agenti di distruzione di massa" dei raccolti.
All'autore dell'articolo suggerirei invece, da collega, magari di scrivercelo nel testo che le sue erano solo ironiche provocazioni. Perché da professionista della comunicazione posso dire che non era poi così chiaro che il pezzo non aveva alcuna finalità allarmistica. Anzi...
 
Infine, e per concludere, su questo tema vorrei esplicitarmi in un personale outing e dire tutta la verità ai miei di lettori, che spero siano anche più di duemila: la Vendemmia Verde con i mezzi chimici in effetti esiste, ma viene praticata solo da alcuni alieni in Nevada, nella famosa  "Area 51". La misteriosa sostanza utilizzata è di natura extraterrestre ed è stata ricavata da un meteorite caduto nell'Artico, meteorite di cui non è stata però mai data notizia, così, tanto per capriccio. Per applicarlo ai vigneti gli alieni utilizzano gli stessi aerei con cui le organizzazioni segrete che mirano al controllo del mondo (innestando microchip sottopelle alla gente) spargono nei cieli le note "scie chimiche". Come faccio a esserne così sicuro? Semplice, me lo ha detto uno Yeti Templare a una degustazione di vini naturali.