Biagio Iemmulo e Lorenzo Biloni – Perlite Italiana srl – hanno esaminato e raffrontato le spese d’esercizio di due differenti modalità di coltivazione del pomodoro.
Il primo tipo di coltivazione messa a confronto è una coltivazione di pomodoro grappolo rosso, tipologia risoca e ikram, allevato nel terreno in strutture tradizionali, tipiche della provincia di Ragusa e in particolare della zona di Vittoria, in campagna “diretta”. L’epoca di trapianto è stata scelta tra quelle di maggior resa, ad unico trapianto a ottobre con espianto a maggio-giugno.
Come secondo riferimento è stata analizzata una coltivazione in fuori suolo su Agripan 120/34 L1 (speciali sacchetti contenenti perlite espansa Agrilit 2 di granulometria 1-2 mm della Perlite Italiana, sacchetti di polietilene coestruso di colore bianco all'esterno e nero all'interno trattati con inibitori dei raggi ultravioletti sul lato bianco e stabilizzati termicamente sul lato nero) sempre nella zona di Vittoria (RG), in una serra realizzata ed attrezzata per una coltivazione lunga con elevata cubatura e dotata di strumenti tecnologici, con trapianto a fine agosto ed espianto a giugno luglio.

Spese di esercizio per pomodoro coltivato in terreno
MEZZI TECNICI
Euro/mq
lavorazione terreno
0,07
bromurazione terreno
0,41
telo per copertura del tetto
0,62
telo nero per la pacciamatura
0,15
spago per appendere le piante
0,02
piantine
0,46
gancetti circolari in PVC per agganciare le piante
0,13
fertirrigazione
0,52
trattamenti antiparassitari
0,26
bombi per l’impollinazione
0,19
ammortamento struttura
0,62
ammortamento impianto di irrigazione
0,10
manodopera
2,58
TOTALE EURO
6,13
RESA MEDIA                                        kg/mq
12

Spese di esercizio per pomodoro coltivato in fuori suolo
MEZZI TECNICI
 
doppio telo per copertura del tetto a durata poliennale (4 anni); incidenza annuale
0,62
tappetino in tessuto per pacciamatura a lunga durata; incidenza annuale
0,05
spago per appendere le piante 12 m arrotolato agli appositi gancetti in metallo
0,18
gancetti in metallo dove arrotolare lo spago; incidenza annuale
0,02
gancetti circolari in PVC per agganciare le piante senza stringere
0,12
substrato, sacchi di perlite; incidenza annuale
0,57
piantine
0,46
fertirrigazione
1,16
trattamenti antiparassitari
0,15
bombi per l’impollinazione
0,52
costo riscaldamento basale, gasolio
2,58
ammortamenti
2,69
manodopera
4,13
TOTALE EURO
13,25
RESA MEDIA                                                                                   kg/mq
30

Le prime grandi differenze fra i due impianti sono stati i costi d’investimento iniziale (strutture, impianti di irrigazione di riscaldamento di umidificazione, ecc.). Come si può notare nella coltivazione fuori suolo sono più elevati che nella coltivazione tradizionale e si ripercuotono sui costi di ammortamento.
Un elemento da non sottovalutare è però l’utilizzo, nella tecnica del fuori suolo, di un substrato di coltivazione differente dal terreno, e dell’eliminazione della pratica di geodisinfestazione con bromuro di metile, con conseguente eliminazione del costo della trattamento del terreno.
La produzione delle piantine in entrambi i casi dipende dal costo del seme e dalla tecnica vivaistica impiegata. L’allevamento su substrato di perlite espansa consente di utilizzare le stesse piantine prodotte per il trapianto nel terreno. Inoltre è stata mantenuta la stessa densità di piante del terreno di circa 2,5 – 2,8 p/mq.
Un’altra differenza si ha sul numero degli addetti (operai per ettaro): mentre nel convenzionale gli operai sono 2,5/ha, nella coltivazione fuori suolo ne servono circa 5. Tali differenze non sono dovute ad operazioni diverse o più complesse rispetto a quelle del terreno, ma alla loro ripetizione per il ciclo colturale più lungo nel fuori suolo rispetto al terreno. La gestione delle piantine è uguale in entrambi le tecniche colturali: legare, girare, sfemminellare, defogliare sono i classici interventi sulla pianta, il cui numero dipende dalla lunghezza del ciclo colturale, di quasi cinque mesi nel terreno e circa nove mesi nel fuori suolo.
Il costo per la pacciamatura è invece diverso e quindi non confrontabile in quanto nella coltivazione tradizionale il telo nero o bianconero viene sostituito ogni anno, mentre nel fuori suolo viene utilizzato il tappetino che dura più anni ed ha un’incidenza annuale molto inferiore.
Di notevole interesse è la differenza di costo dei trattamenti antiparassitari. Tale differenza è dovuta principalmente al minor numero di interventi con agrofarmaci richiesti nel fuori suolo. I pochi trattamenti effettuati sono limitati ai periodi di maggiore incidenza di fitopatologie (insetti in post trapianto, crittogame nel corso del ciclo). In realtà anche nel fuori suolo le piante soffrono delle stesse problematiche del terreno ma in questo caso la prevenzione è stata fatta a monte investendo su strutture che permettono la gestione del clima non solo in funzione della crescita delle piante, ma anche della prevenzione delle malattie. La stessa cosa è impossibile nelle coltivazioni nel terreno in strutture tradizionali le quali richiedono trattamenti ripetuti a calendario per ottenere una buona copertura delle piante e prevenire gli attacchi fitopatologici, con conseguente aggravio dei costi.
Alla luce dei risultati del lavoro svolto, si è potuto constatare che la tecnica del fuori suolo solo inizialmente può risultare un aggravio di costo in quanto le spese di esercizio sono doppie rispetto ad una coltivazione convenzionale.
Analizzando i bilanci d’esercizio ipotetici per i due sistemi (vedi tab. seguente) e mettendo in relazione la resa produttiva (kg/mq) e la rendita netta (Euro/mq), i dubbi sulla validità della tecnica del fuori suolo scompaiono. Nel sistema innovativo del fuori suolo sono più che raddoppiate le produzioni per mq, il che produce una migliore rendita netta. Inoltre i prezzi di vendita per le produzioni lunghe programmate del fuori suolo sono in media più alti, a differenza delle colture convenzionali i cui prezzi si abbassano sempre di più e la cui rendita netta per mq già da tempo si è annullata o addirittura, in alcuni casi, è negativa.

Analisi di ipotetici bilanci d’esercizio per i sistemi tradizionali e fuori suolo: 

Tipo di coltivazione
Produzione Kg/mq
Prezzo Euro/kg
Ricavo Euro/mq
Spese di esercizio Euro/mq
Resa netta per mq
TERRENO
12
0,52
6,24
6,13
0
FUORI SUOLO
30
0,52
15,6
13,25
2,35

La soluzione del Fuori Suolo in serra consente, quindi, agli operatori agricoli di rispondere alle esigenze del mercato, garantendo produzioni a costi determinati e di qualità. Inoltre, per poter conservare il canale di vendita che sempre più è rivolto alla grande distribuzione e non più ai mercati locali, è necessario disporre di elevate quantità di prodotto, disponibile con continuità nel tempo e con caratteristiche qualitative pressoché costanti. Infatti oggi i mercati richiedono competitività, quantità e qualità di prodotto costanti durante tutto l’arco dell’anno.
Oltre agli aspetti prettamente economici si evidenziano anche vantaggi dal punto di vista del risparmio energetico e del minor impatto ambientale. Le strutture di elevato costo iniziale permettono risparmi energetici, grazie soprattutto al doppio telo gonfiato che riduce la dispersione di calore.
Infine, il minor impatto ambientale è dato dalla sostituzione e smaltimento del telo, di lunga durata, soltanto ogni 4 anni, dal minor impiego di agrofarmaci e dall’eliminazione del bromuro di metile.

Per ulteriori informazioni: Lorenzo Biloni e Biagio Iemmulo, Perlite Italiana – Corsico (MI); info.com@perlite.it  – www.perlite.it