Si chiama Violet ed è un riso di colore viola. Non ne esistono esemplari uguali al mondo e la sua nascita è stata del tutto casuale. Una ibridazione naturale, come a volte capita nei nostri campi. Ma invece di estirparla, Eleonora Bertolone, risicoltrice del vercellese, ha deciso di raccoglierla, selezionarla e commercializzarla.

Mi trovavo con mio nonno in un campo”, racconta ad AgroNotizie Eleonora. “Tra le spighe lui ha notato una macchia viola, una pianta completamente diversa dalle altre. Il nonno voleva estirparla, ma io ho insistito per tenerla, anche se non avevo ancora idea di quello che avrei potuto farci”.

E così è iniziata l'avventura. Era il 2007. Grazie all'aiuto di un consulente Eleonora ha selezionato una nuova varietà e da una delle segregazioni è arrivata anche un'altra pianta, l'Orange, chiamata così a causa del colore ambrato. D'altronde non è la prima volta nella storia delle risicoltura italiana che una nuova varietà nasce quasi per caso, come accadde agli inizi del secolo per il riso Maratelli.

E' la volontà di innovare che mi ha spinto, insieme a mio marito, a conservare la prima spiga e ad investirci tempo e denaro”, spiega Eleonora. La varietà per ora non è ancora in commercio. Solo alcuni ristoranti servono piatti col Violet. “Il colore viola è dovuto alla presenta di antociani. Per questo stiamo studiando le proprietà nutraceutiche e intanto lo abbiamo iscritto al Catalogo delle varietà europee”.

Eleonora lo definisce un 'riso da boutique' per il suo carattere particolare. Come particolare è la storia stessa della giovane risicoltrice. Classe 1986, due figli. Eleonora studia Economia all'Università Cattolica di Milano. La passione per la danza classica la porta ad ottenere un diploma dalla Royal Ballet School di Londra. “Mai avrei pensato di fare l'agricoltrice, ma dopo la morte di mio nonno e con fratelli e sorelle all'estero, ho deciso di prendere le redini dell'impresa”.

L'Azienda Bertolone, nei suoi 200 ettari coltivati a riso, ha fatto posto ad altre varietà particolari, come il Rosa Marchetti: nel 2014 ha ottenuto da Domenico Marchetti, nipote del costitutore, l'esclusività della moltiplicazione della semente certificata e il suo utilizzo in campo.

Ma Eleonora non si è fermata qui. Insieme a suo marito, anche lui con una formazione economica, hanno contattato direttamente Esselunga per proporre il Rosa Marchetti, che oggi si può trovare sugli scaffali del supermercato.
Per noi è stata una grande soddisfazione”, racconta Eleonora. “Vedere le nostre scatole nei supermercati ci ha riempito di orgoglio, senza contare i benefici economici”.

Già, perché in un settore in cui i prezzi all'ingrosso sono bassi e la concorrenza con il Sud-Est asiatico è feroce, puntare su varietà nuove e di nicchia paga. L'accesso diretto al consumatore permette margini più ampi, anche se legarsi ad un unico compratore può avere i suoi svantaggi.

Per noi l'importante è continuare ad innovare, immaginare soluzioni alternative e nuove alle sfide che dobbiamo affrontare”, spiega Eleonora che ha in testa due capisaldi: la tutela del territorio e delle tradizioni. Tradizioni anche in fatto di lotta alle infestanti, visto che nei loro campi sono tornate le mondine, anche se non locali ma provenienti, appunto, dalle risaie del lontano Oriente.
 

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