A risentirne nel nostro Paese sono soprattutto i produttori siciliani. E il Distretto Agrumi di Sicilia si attrezza per invitare tutti a consumare anche i piccoli agrumi, patrimonio importante della produzione siciliana. Intanto, il Distretto sarà su Linea Verde domenica 31 gennaio. E per bocca della sua presidente, Federica Argentati, lancia un appello alle istituzioni: occorre un piano di comunicazione per far sapere che le arance di piccolo calibro hanno le stesse qualità delle più grandi.
Sono in corso in questi giorni fra gli agrumeti di Catania, Siracusa e Agrigento le riprese di Linea Verde, la storica trasmissione di Rai Uno in onda la domenica alle 12.20.
Protagonisti della puntata del 31 gennaio saranno infatti le arance e i limoni siciliani raccontati dai protagonisti della filiera riuniti sotto l’egida del Distretto Agrumi di Sicilia. A guidare il conduttore Patrizio Roversi in elicottero e fra i giardini, nei magazzini di lavorazione e stoccaggio per le spedizioni in Italia e all’Estero e nei mercati storici delle maggiori province agrumetate - quella di Catania, Siracusa e Agrigento (territorio di Ribera) - è la presidente del Distretto, Federica Argentati, agronoma ed esperta in cooperazione, accompagnata dai presidenti dei consorzi Fabio Moschella per il Limone di Siracusa Igp, Giuseppe Pasciuta per l’Arancia di Ribera Dop e Luca Ferlito per l’Arancia di Sicilia Igp, ognuno per il proprio territorio di produzione.
Numerosi i temi affrontati nel corso dello speciale televisivo dedicato a una delle produzioni d’eccellenza del Made in Italy, gli agrumi siciliani, che esprimono la propria ricchezza in termini di biodiversità con ben quattro denominazioni di origine: l’Igp per l’Arancia Rossa di Sicilia e i Limoni di Siracusa e di Messina Interdonato; il Dop per l’Arancia di Ribera.
Fra gli argomenti d’attualità affrontati dalla Argentati con Linea Verde, in primo piano l’informazione ai consumatori italiani sulle caratteristiche della produzione siciliana, contraddistinta anche da una naturale quota parte di arance dalle dimensioni più piccole del solito, il cui valore commerciale purtroppo viene penalizzato sul mercato dalle pressioni della Gdo che pretende per il banco frutta agrumi di calibro maggiore.
“Eppure queste arance sono buone al pari di quelle grandi – commenta la Argentati – lo sanno bene i siciliani, che da secoli anche in piccoli giardini coltivano poche decine di alberi per il consumo familiare senza forzare la natura. Anche perché parliamo di frutta, un prodotto della terra, non produciamo bulloni. Vorremmo che lo sapesse e lo comprendesse anche il consumatore oltre lo Stretto e continuasse a preferire, come ha fatto in passato, il prodotto made in Italy, coltivato con cura e passione da generazioni di agricoltori. Moltissimi dei quali convertiti al bio, segmento del quale la Sicilia esprime la maggiore percentuale di produzione a livello nazionale".
La Argentati esplicitamente chiede un intervento pubblico "Per questo ci appelliamo alle istituzioni e ai loro rappresentanti nazionali e regionali perché si facciano promotori di una campagna di comunicazione rivolta al grande pubblico attraverso tutti i media (tv, radio, quotidiani e web). Una campagna di informazione perché i consumatori italiani siano consapevoli che anche se piccole, le arance siciliane sono buone come le “sorelle” più grandi e mantengono inalterate tutte le proprietà organolettiche e salutari riconosciute e accertate dalla ricerca scientifica”.