Se tutto questo può accadere nella "nostra Europa", il 2020 sarà quindi l'anno buono perché l'Italia metta la parola "fine" alla telenovela della revisione delle macchine agricole, legge dal 2015 ma tuttora inapplicabile?
Abbiamo intervistato Vincenzo Laurendi, esperto del settore macchine agricole del dipartimento di Tecnologie e sicurezza dell'Inail, dal quale lo scorso 4 dicembre, nel corso del Forum dei Contoterzisti, abbiamo appreso che il documento tecnico riguardante la revisione delle macchine agricole è stato chiuso. "La fattibilità tecnica è stata definita, ora manca la parte politica, non ci sono più alibi di natura tecnica" ha annunciato Laurendi al numeroso pubblico di contoterzisti e non solo presente in sala.
Al tavolo di lavoro che ha chiuso il documento tecnico hanno partecipato, oltre a Inail, il Mipaaf e il Mit. Su quali punti avete lavorato per risolvere le problematiche tecniche?
"Sicuramente sugli aspetti legati alla circolazione stradale perché quelli legati alla sicurezza sul lavoro erano già stati definiti nei tavoli tecnici precedenti.
Frenatura, emissioni inquinanti, rumorosità, visibilità e poco altro. Il documento tecnico che è stato approntato sarà probabilmente licenziato nel prossimo mese di gennaio e mandato ai ministri delle Politiche agricole e dei Trasporti perché venga dato seguito alla pubblicazione del decreto come da articolo 5 del decreto 20 maggio 2015, e dare così inizio al percorso di revisione".
Quindi il problema del concerto dei due ministeri sulle decisioni tecniche ai fini della circolazione stradale è stato risolto? Possiamo attendere la firma entro il 2020?
"Le cose sono un po' cambiate. Sicuramente non ci sono più problemi di natura tecnica, adesso spetta ai ministri firmare un decreto che stiamo aspettando sostanzialmente dal 2012. Sulle tempistiche non spetta a me.
Un aspetto importante che segna un cambiamento rispetto a quello che era stato il vecchio approccio è che, se ci sarà riconferma dalla componente politica, la revisione sarà affidata a soggetti privati. L'idea iniziale era che soggetti della motorizzazione si occupassero degli aspetti legati alla circolazione stradale e Inail di quelli di sicurezza sul lavoro. Il passaggio fondamentale è stato la volontà di essere più pratici, efficaci ed efficienti, affidando il compito a privati con la volontà di vigilare che venga fatto un buon lavoro".
Un'unica firma quindi da apporre al certificato di revisione e non più due come ipotizzato inizialmente?
"Questa è l'idea: non più due figure ma un unico soggetto privato, l'Ispettore del centro di revisione formato su entrambi gli aspetti".
Sarà una revisione semplificata?
"Sono stati definiti tutti gli aspetti oggetto di controllo e sono state individuate le modalità di verifica. Rimangono alcune incertezze su come certificare la formazione degli ispettori in merito agli aspetti di sicurezza sul lavoro, che saranno risolte. Manca un accordo tra Stato e regioni che deve definire i contenuti dei corsi di formazione ma potrà e dovrà essere fatto e, una volta completato anche quest'ultimo passo, io credo che i tasselli siano stati messi tutti insieme e il puzzle possa essere completato con la firma del decreto".
Il calendario delle scadenze di revisione sarà nuovamente rivisto?
"Credo sia necessario. Ne abbiamo già parlato con i colleghi della motorizzazione e con buona probabilità le date saranno riviste. L'importante è che la proroga delle date sia l'ultimo atto prima di iniziare la revisione".
Fonte foto: AgroNotizie
Quindi tutto risolto?
Forse, ma forse no. Qualche questione ancora aperta sembra esserci. Ne abbiamo parlato con Rodolfo Catarzi responsabile del progetto sicurezza Unacma, l'Unione nazionale commercianti macchine agricole, e delegato a partecipare ai tavoli tecnici.Sembra che le questioni tecniche siano state risolte e che la revisione verrà affidata in toto a privati. Cosa ne pensate? Quali i prossimi sviluppi e il vostro ruolo?
"La questione di affidare la revisione a privati era una cosa consolidata dall'inizio. Non sarebbe infatti possibile far transitare tutte le macchine verso i centri di revisione delle motorizzazioni. Inizialmente l'obiettivo era organizzare la revisione in punti di raccolta presso officine attrezzate - come per i mezzi pesanti - con la presenza dell'ingegnere della motorizzazione. Ad essere sostanzialmente cambiata è la decisione di aprire la revisione a privati per tutti i mezzi (esclusi i pullman e altri mezzi speciali) togliendo il limite dei 35 q di peso, ivi comprese le macchine agricole. Proprio come avviene per vetture e motocicli, chiunque può decidere di attrezzare un centro revisioni per tutti i mezzi".
Ipotesi questa di cui avevamo parlato in questo articolo a marzo 2019 con Sergio Scavone della direzione generale del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con ruolo sui controlli periodici del parco circolante, impianti ed attrezzature di servizio.
Quali problematiche pratiche comporta questa nuova revisione unica?
"Per le vetture è tutto definito, dalle dimensioni del portone d'accesso a quelle del locale revisione, mentre per questa nuova modalità che riguarda tutti i mezzi sono tutti aspetti ancora da definire. Il Mit ha convocato una riunione il 25 ottobre scorso cui hanno partecipato tutte le associazioni di categoria ivi comprese CNH e i centri di revisione dei veicoli, per definire gli aspetti logistici utili a consentire alle officine di fare la revisione. Non ne è scaturito nulla perché senza sapere come verranno fatte le revisioni è difficile definire la logistica. Ad esempio, che sistema adottiamo per misurare efficacia ed efficienza del sistema frenante? Il decelerometro? In questo caso serve una pista. Di quanti metri? Chi dice 50 chi dice 150, chi addirittura 500. Ma anche fossero 150, chi ce l'ha?
Al problema logistico si aggiunge quello del personale. Le officine di campagna, individuate perché ridurrebbero gli spostamenti delle macchine, oltre a non disporre di locali da adibire esclusivamente alla revisione, non possono dedicare - come indicato dal regolamento definito dalla Conferenza Stato Regioni che consente ai privati di divenire Ispettori tecnici della revisione - un meccanico, che tra l'altro deve essere un bravo meccanico, esclusivamente alle revisioni. A maggior ragione per le macchine agricole dove c'è una penuria pazzesca di meccanici specializzati.
È poi stato saltata a piè pari la problematica relativa alle macchine agricole (ante '86 quando è stato aggiunto l'allegato tecnico alle omologazioni) che nel tempo hanno subito modifiche (ad esempio, è stato montato un caricatore frontale, una cabina aftermarket o aggiunto un servo sterzo) e che, come da Codice della strada, necessitano di un aggiornamento della carta di circolazione previo visita e prova presso la motorizzazione. Cosa mai fatta da nessuno perché onerosa e perché i centri prove sono dodici in tutta Italia. Ora questa modifica è impossibile da fare perché non la si può richiedere per macchine con più di dieci anni. Nulla è stato detto e nessuno si prende la responsabilità di firmare una revisione bypassando questo aspetto di legge, a meno che non ci sia una decisione del Mit, una sanatoria che autorizzi in tal senso".
Le tabelle di marcia della revisione verranno cambiate?
"Ci sono due possibilità, le cambiano di nuovo o vengono promulgati i decreti attuativi ancorché non ci siano le strutture per fare la revisione. A livello di normativa sarebbe tutto a posto e mancherebbe lo strumento operativo. Poi lì, chi prima arriva prima inizia. Tra l'altro va detto che l'ultima modifica - in questa pagina la tabella - ha portato ad un ulteriore aggravio del lavoro perché se in prima istanza si parlava solo di trattori, la modifica delle scadenze ha fatto tutto un mucchio con rimorchi, trattori, macchine operatrici, moltiplicando ulteriormente il lavoro senza, tra l'altro, definire come fare. Finora si è parlato di trattori ma della revisione di una mietitrebbia, tanto per la sicurezza che per la circolazione stradale, chi ne ha mai parlato?".
A ciò va aggiunto che a livello comunitario le direttive Ue 45 e 47 del 3 aprile 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio - recepite dall'Italia rispettivamente con decreto ministeriale 214 e 215 del 19 maggio 2017 - definiscono i controlli tecnici periodici (la prima) e su strada (la seconda) dei veicoli a motore e dei loro rimorchi. Ovvero, a partire dal 20 maggio 2018 "i trattori a ruote T1B, T2B, T3b, T4b e T5, utilizzati principalmente sulle strade pubbliche con una velocità massima di progetto superiore a 40 chilometri/orari" vanno a revisione "quattro anni dopo la data di prima immatricolazione e successivamente ogni due anni". Nell'intenzione del legislatore al momento del recepimento del documento europeo, forse c'era l'idea di fare un decreto attuativo che unisse le due revisioni in un unico documento. Di fatto ad oggi abbiamo una doppia legislazione: per i trattori con velocità massima superiore a 40 chilometri/orari (forse una decina in Italia quelli immatricolati nel 2016 che dovrebbero subire i controlli nel 2020) vige la legge europea e per tutti gli altri vige una legge nazionale inapplicabile.
Come rete Unacma Roc sareste pronti?
"Come officine Unacma Roc siamo pronti a preparare le macchine per la revisione, sicuramente per gli aspetti di sicurezza. Per quanto riguarda la circolazione stradale aspettiamo di capire come verrà declinata. Per l'atto ufficiale punto interrogativo. La nostra idea è far in modo che ci siano liberi professionisti che sostituiscano o si sommino all'ingegnere della motorizzazione e noi proporci come punto di raccolta".
Ma volendo essere pragmatici, qual è il guadagno di un'officina che fa la revisione?
"Zero. Non è un grande investimento economico, anzi. Il costo della revisione è definito per legge: 45 euro vanno alla motorizzazione e il resto va al centro revisione. Ammesso e non concesso che per i trattori si arrivi a 100 euro, è abbastanza improbabile che vengano affrontati gli investimenti richiesti".
2020 anno della revisione?
"Le perplessità di cui sopra devono solo essere definite, ma è possibile arrivare ad una conclusione. Credo che nel 2020 la revisione sarà definita, poi ci vorrà un lasso di tempo perché sul territorio si creino le strutture per poterla fare".
Del tempo servirà anche per formare gli ispettori del centro di revisione. Tempo che sarà ancora maggiore se dovranno svolgere le verifiche sia per conto della motorizzazione che dell'Inail.