La siccità e gli eventi meteo estremi che insistono sull'area del Mediterraneo rendono la prossima campagna olivicolo olearia dall'esito ancora oggi molto incerto e con crescenti aspettative negative. "Campagna difficile, futuro all'insegna dell'incertezza". Questa l'analisi sul mercato dell'olio d'oliva, presentata a Bruxelles dal Civil Dialogue Group, il gruppo di esperti della Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea, che registra un calo complessivo della produzione di olio di oliva nell'Unione Europea del 35% negli ultimi cinque anni.

 

Intanto, il timore della scarsità ha ormai lanciato i prezzi dell'olio d'oliva extravergine verso livelli elevatissimi: il 25 luglio 2023 in Borsa Merci Bari, il prodotto nazionale con acidità inferiore allo 0,4% ha raggiunto i 9 euro al chilogrammo di prezzo unico, aumentando di 0,30 euro al chilo sulla seduta precedente, ma un valore pari al doppio del prezzo minimo espresso da quella stessa Borsa Merci solo un anno fa, il 26 luglio 2022: 4,5 euro al chilo.

 

Si conferma così il quadro negativo sottolineato già altre occasioni da Assitol, l'Associazione Italiana dell'Industria Olearia aderente a Federalimentare e Confindustria.

 

"I dati del Civil Dialogue Group certificano il grido d'allarme che abbiamo lanciato più volte durante questa complicata campagna olearia - commenta Andrea Carrassi, direttore generale dell'associazione -. Alcune criticità saranno ancora presenti e incideranno sull'intera filiera, chiamata a fronteggiare uno scenario delicato".

 

Secondo le rilevazioni degli esperti di Bruxelles, l'intera produzione mondiale nella campagna 2022-2023 ha registrato un calo del 26% rispetto a quella precedente, per un ammontare complessivo di 2.505.000 tonnellate di olio d'oliva. In particolare l'Europa olearia ha perso il 39% dei suoi quantitativi, confermando purtroppo la tendenza degli ultimi cinque anni, con la costante riduzione di olio d'oliva nella Ue (-35%).

 

La Spagna, che rappresenta quasi la metà dei volumi nel mondo, ha prodotto 664mila tonnellate di olio d'oliva, vale a dire il 56% in meno del suo standard abituale. Per l'Italia, con 241mila tonnellate, il calo nella campagna 2022-2023 è del 27%, quasi un terzo in meno. Fuori dalla Ue si segnala la crescita della Turchia (+17%) e la forte contrazione dei volumi della Tunisia (-25%), che ha visto ridurre anche il suo export. Altra indicazione preoccupante riguarda lo stock di fine campagna 2022-2023 pari a 280mila tonnellate, una cifra molto bassa rispetto alla campagna 2021-2022, terminata con 670mila tonnellate.

 

La scarsa disponibilità di olio d'oliva ha provocato la crescita delle quotazioni in tutta Europa, determinando un ulteriore decremento dei consumi di olio d'oliva, già gravati dall'inflazione. Questo aspetto ha pesato anche sulle esportazioni dei Paesi extra Ue che più acquistano in Europa, come per gli Stati Uniti (-20%), la Cina (-31%), Canada (-18%) e il Regno Unito (17,3%).

 

"Sarebbe un grave errore ritenere che la prossima campagna aggiusterà tutto - avverte Carrassi -. Al contrario i ridotti stock di olio d'oliva in Europa ci fanno temere per la disponibilità dell'extra vergine nei prossimi mesi e, in generale, per la prossima campagna". Secondo Assitol, la siccità, che tanto ha inciso sull'andamento del mercato, fa ancora sentire i suoi effetti in tutto il Mediterraneo, insieme alle conseguenze del meteo estremo.

 

Per il direttore di Assitol "il rischio, nonostante in Italia si attenda una campagna migliore di quella passata, è di assistere al ripetersi della stessa situazione, rendendo ancora più difficili le prospettive del nostro comparto".

 

"È urgente una seria riflessione, all'interno della filiera e con le istituzioni, sulle misure che ci permettano di garantire l'extra vergine ai nostri consumatori - conclude Carrassi - diversamente, la salute degli italiani, che deve molto a questa spremuta di benessere, non potrebbe più contare sui benefici dell'olio d'oliva".