L'incontro è stato definito "proficuo" nella nota stampa emessa da Distretto agrumi di Sicilia. "Dalla Sicilia, principale regione agrumetata d'Italia - spiega Federica Argentati - con oltre 32mila addetti e cinque produzioni d'eccellenza Dop, Igp e bio, ho chiesto questo incontro al ministro Patuanelli per sollecitare in primis l'aggiornamento, anche per il tramite di Agea, del Catasto agrumicolo nazionale, propedeutico alla redazione di un nuovo Piano di sviluppo di una delle più importanti filiere del Mezzogiorno e da elaborare attraverso un confronto tecnico con il territorio agrumetato nazionale".
Una necessità, quella di arrivare ad un nuovo piano di sviluppo del comparto agrumario, sottolineata dalla Argentati con l'esibizione di un documento vintage: "Linee programmatiche per l'agrumicoltura italiana", varato dal Mipaaf nell'ormai lontano 1998 e con una dotazione di 110 miliardi di vecchie lire, che rappresenta - ancora oggi - l'ultimo atto di programmazione del comparto da parte del ministero di via XX Settembre.
"Urge una strategia di medio e lungo periodo che interrompa l'improvvisazione con la quale imprese ed istituzioni hanno operato negli ultimi decenni - aggiunge la presidente di Distretto agrumi di Sicilia - avendo come guida il report Ismea 2020 dove l'evidenza scientifica dei numeri conferma i profondi mutamenti dell'assetto produttivo e commerciale del comparto agrumicolo nazionale degli ultimi anni".
Fra i temi affrontati anche la necessità di aumentare la quota di cofinanziamento dei distretti del cibo riconosciuti dal Mipaaf soprattutto per investimenti trasversali alla filiera, come comunicazione e ricerca scientifica.
Nel corso dell'incontro con il ministro Patuanelli il vicepresidente Giuseppe Pasciuta ha affrontato la questione di un rinnovato metodo di garanzie fideiussorie, da parte del Mipaaf, ai consorzi di tutela Dop e Igp e delle necessarie campagne istituzionali. Invece il consigliere Ancona ha sottolineato le potenzialità degli agrumi biologici, che in Sicilia rappresentano una quota rilevante della produzione italiana - il 61% delle superfici bio italiane è coltivato proprio in Sicilia - proponendo investimenti nella ricerca scientifica e il rilancio della Biofabbrica di Ramacca, unico ente pubblico in Italia (fa capo all'Ente sviluppo agricolo) dove vengono allevati insetti per la lotta biologica.