Sono questi i principali elementi che emergono da una ricognizione realizzata da Ismea relativamente alla prima parte della campagna produttiva e commerciale delle arance.
"L'aumento produttivo italiano dovrebbe essere compreso tra il 25 ed il 30% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre a livello Ue si prevede un incremento del 6%" afferma Ismea.
Dopo un buon esordio del prodotto sul mercato, "si è assistito a partire da dicembre a un calo generalizzato delle quotazioni all'origine - con perdite anche del 16% tra gennaio e febbraio rispetto allo scorso anno - che risparmia solo i prodotti di calibro medio-grande - è scritto nella nota, che chiaramente fa riferimento alla prevalenza di frutti piccoli in Sicilia, dovuta alla siccità dello scorso mese di settembre.
C'è però un aspetto positivo in questa crisi per gli agricoltori, che consente ad alcuni quantomeno di recuperare parte dei costi e a tutti di non subire uno shock ancora peggiore sui prezzi: "In questa congiuntura, risulta molto importante il ruolo svolto dall'industria dei succhi che - ricorda l'Istituto - dopo l'azzeramento delle scorte dovuto a due campagne con scarsi raccolti" in questa fase invece "ritira e lavora ingenti quantitativi di arance, soprattutto frutti medio-piccoli, alleviando in tal modo la pressione dell'offerta".
A guastare il mercato delle arance c'è però un fattore aggiuntivo, la chiusura del canale Horeca dovuto alla pandemia in corso, solo in parte compensato dalla domanda sul canale domestico: "Dalla domanda finale giungono segnali contrastanti - si afferma nella nota di Ismea - da una parte si rileva una netta ripresa degli acquisti sul canale domestico, anche per il ruolo di integratore naturale di vitamine e antiossidanti che il consumatore riconosce ad arance e agrumi in genere e che la pandemia ha contribuito a valorizzare, dall'altra il parziale blocco della ristorazione ha ridotto sensibilmente la richiesta alla fase di ingrosso dalla quale si stima comunque che passi circa il 20% delle vendite".