A parlar di sostenibilità bisognerebbe però invertire i termini di questo famoso adagio.
Con intelligenza si deve infatti ammettere che le possibilità di creare un mondo veramente nuovo in termini di sostenibilità ambientale sono formidabili.
Secondo un recente studio della Fondazione per lo sviluppo sostenibile l'impegno su cinque grandi tematiche ambientali produrrebbe circa 700 miliardi di aumento di produzione e 242 miliardi di valore aggiunto con 800mila posti di lavoro in 5 anni. Mica pizza e fichi.
Noi pensiamo che il calcolo sia sbagliato: ma in difetto.
Nel bello studio di Fondazione per lo sviluppo sostenibile sulla green economy non si tiene in debito conto quanto potrebbe contribuire il settore agricolo e agroalimentare.
Pensiamo solo all'immenso contributo che potrebbero dare le imprese agricole nel controllare il degrado idro-geologico del paese oppure a rimettere a posto il paesaggio; e poi bisogna mettere in linea l'ambiente, il territorio, le produzioni con adeguate strategie di marketing territoriale.
Potremmo andare avanti e parlare di ulteriori miglioramenti della qualità della offerta agroalimentare, e non bisogna arrampicarsi sugli specchi per dimostrare quale contenuto di sostenibilità avrebbe l'operazione. Noi crediamo che investire nell'ambiente abbia il tasso potenziale di moltiplicazione del capitale investito più elevato (assieme alla cultura).
Ogni soldino investito per migliorare ambiente e il paesaggio potrebbe renderne almeno dieci. Bisogna invertire la tendenza: smetterla di sfruttare il territorio ma investire su di esso, quindi incrementare il capitale di partenza.
Quello che hanno fatto tante generazioni, con intelligenza e ottimismo, prima delle attuali.