E' quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che commenta l'accordo raggiunto a Roma il 18 dicembre tra le associazioni di industriali molitori e pastai - Italmopa e Aidepi e tutte le altre organizzazioni agriocole - Alleanza delle cooperative agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri - e volto ad assicurare una maggiore disponibilità di grano duro nazionale per l'industria italiana della pasta, in un'ottica di sostegno alla competitività del prodotto italiano e di sostenibilità economica per gli agricoltori, grazie a prezzi legati sempre più alla qualità e a premi previsti da precisi contratti di coltivazione, accompagnati da adeguata assistenza tecnica.
Ma Coldiretti – che ha disertato l'incontro - non ci sta e Moncalvo sottolinea: "L'accordo sul grano proposto dal presidente di Aidepi Paolo Barilla non fa alcun riferimento all'obbligo di indicare in etichetta l'origine del grano nella pasta previsto dal decreto dei ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo economico Carlo Calenda, contro il quale gli stessi pastai hanno presentato e poi perso il ricorso davanti al Tar del Lazio. Per la Coldiretti - conclude Moncalvo - la battaglia del grano continua fino a quando non sarà garantito un prezzo equo agli agricoltori e non saranno assicurate informazioni complete e trasparenti ai consumatori".
"L'origine del grano è divenuta elemento obbligatorio sulle etichette di pane e pasta – ricorda il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – e la scelta del Tar di respingere l'istanza di sospensione del decreto ha accolto le richieste dell'81% degli italiani che chiedono maggiore trasparenza su quel che portano in tavola. Fare pasta con grano 100% italiano evidentemente si può. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del made in Italy, mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%".
"Gli agricoltori, se tecnicamente sostenuti, garantiscono un livello qualitativo elevato, a dimostrazione che fare grano di qualità in Puglia è una certezza. Le condizioni non possono essere dettate esclusivamente dall'industria molitoria e pastaria – conclude Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia – per cui l'unico obiettivo è produrre pasta tagliando i prezzi del grano pagati agli agricoltori. A pesare negli ultimi anni sono state le importazioni in chiave speculativa che si concentrano nel periodo a ridosso della raccolta e influenzano i prezzi. Oltre all'etichettatura obbligatoria della pasta, traguardo già bancato chiediamo il blocco delle importazioni a dazio 0 e il 100% dei controlli sul grano importato, la moratoria bancaria ed interventi finanziari per le imprese cerealicole, l'attivazione immediata della Commissione unica nazionale di borsa cerealicola con base logistica a Foggia, il granaio d'Italia, e sostegni pubblici solo alle imprese che lavorano grano italiano".