In effetti compulsando il programma abbiamo visto relazioni di architetti, docenti, prefetti, archeologi, economisti, giornalisti, ambientalisti, sindaci… ma non una di un professionista riconducibile in qualche maniera al mondo agricolo. E questo la dice lunga.
Se si escludono le aree urbane (ma non del tutto) buona parte del paesaggio (compreso anche quello così detto naturale) è creato e gestito dalla mano dell'uomo – quindi da agricoltori.
Si può allora ben dire che sono stati fatti i conti senza l’oste.
Ottima e meritevole l'iniziativa, ma verrebbe da dire (e da temere) che il paesaggio sia visto come un argomento su cui fare molta teoria e poca pratica. La gestione del paesaggio è materia assai complessa – certo teorica, ma anche estremamente pratica - come ci hanno d'altronde insegnato maestri del calibro di Emilio Sereni, che proprio la prossima settimana sarà celebrato con un convegno a Gattatico di Reggio Emilia.
Ma vediamo cosa si fa di pratico in altri paesi: tanto per fare un esempio, la Svizzera, un paese che si può ben dire tuteli e tesaurizzi alla perfezione il proprio paesaggio – un paese in cui si fa tanta pratica.
Da cinque anni una specifica legge federale fa erogare 'contributi per la qualità del paesaggio' agli agricoltori. E il 70% di quelli elvetici se ne giova, integrando il proprio reddito e contribuendo enormemente alla gestione paesistica. Che ricordiamolo bene non comporta solo benefit dal punto di vista ambientale o turistico, ma anche minori spese per la gestione del territorio e per evitare le emergenze date dal degrado idrogeologico (in Italia un elevatissimo numero di Comuni ha criticità idrogeologiche).
Molto praticamente in Svizzera fare un pagliaio all'aperto vale 180 franchi, un muretto a secco 100 franchi, un albero piantato 15 franchi, un prato di narcisi 800 franchi a ettaro.
Auspichiamo allora che: architetti, docenti, prefetti, archeologi, economisti, giornalisti, ambientalisti, sindaci etc. levino il capo dalle loro gravi carte e vadano a farsi un giro (in Svizzera).