Si aggiunge un altro tassello all'intervento che la Regione  Sardegna, tramite l’assessorato dell’Agricoltura, sta mettendo in atto per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese operanti nella produzione agricola e zootecnica e nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti.

Infatti, il 25 novembre 2016 la Giunta regionale della Sardegna, su proposta dell’assessora all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha approvato una delibera che stanzia 2,5 milioni di euro per la costituzione di un fondo finalizzato ad interventi volti a favorire l’accesso al credito delle Pmi agricole per operazioni di credito di durata fino a 12 mesi.
 
"Concludiamo la riprogrammazione delle somme inutilizzate giacenti presso Ismea - dice la Falchi, che ricorda - pochi mesi fa abbiamo potuto dare vita al primo intervento da 7 milioni destinato al potenziamento del sistema delle garanzie per le quali si sta ormai già procedendo all’accredito delle risorse per i Consorzi che hanno fornito tutta la documentazione che ha consentito di chiudere l’iter istruttorio”.
 
Con la delibera del 25 novembre invece “Destiniamo la parte restante di quelle risorse al finanziamento dei cosiddetti prestiti agrari d’esercizio o conduzione, cioè il sostegno alle spese che l’imprenditore agricolo sostiene o anticipa nella conduzione dell’azienda" sottolinea l’assessora.
 
Gli aiuti, in regime de minimis, verranno gestiti dall’agenzia Argea e concessi in conto interessi, per operazioni di credito di durata fino a 12 mesi. L’importo del prestito che sarà agevolato verrà parametrato sulla base dell’orientamento tecnico-economico dell’azienda, attestato dal fascicolo aziendale, mediante un calcolo che tiene conto delle produzioni standard per superficie o per numeri di capi allevati.
 
“Potranno pertanto essere finanziati, tra le altre cose, l’acquisto di sementi e concimi, mangimi, carburanti, il pagamento di prestazione e salari, gli affitti e le rate assicurative – spiega la Falchi – con l’obiettivo di contrastare le debolezze strutturali del nostro tessuto produttivo e del mercato. Le aziende sarde continuano a essere troppo piccole e a lavorare su superfici ridotte, condizioni che rendono impossibile l’avvio di economie di scala e rendono complicato affrontare i costi di produzione e il forte potere contrattuale delle imprese di trasformazione, soprattutto in ambiti come il lattiero-caseario".