Quando la multifunzionalità in agricoltura sposa la chimica verde può anche essere che le vernici siano figlie dell'eco-sostenibilità e di bucce di pomodoro utilizzate per rivestire l'interno dei contenitori metallici per alimenti.

Fantascienza? No. E' l'azienda agricola di Virginio Chiesa, a Canneto sull'Oglio (Mantova), una realtà che all'attività tradizionale di allevamento (600 bovine da carne, destinate a diventare mille nel giro di un anno) e coltivazione (150 ettari a mais, soia, erba medica, cereali autunno vernini) ha affiancato la produzione di energie rinnovabili, grazie all'impianto di biogas da 1 megawatt attivo dal 2009, e quella di estrazione della cutina dalle bucce di pomodoro, sostanza utilizzata appunto per l'interno dei contenitori metallici destinati all'agroalimentare.

Insieme al papà Virginio Chiesa lavorano i figlio Stefano, Alessandro ed Elena e hanno pensato di fare leva sull'altra attività di famiglia, quella di autotrasporti. L'anno è il 2008, quello della crisi mondiale che, seppure con mesi di distanza, travolgerà anche l'agricoltura e costringerà a ripensare il modello produttivo e di diversificazione.

Il progetto è battezzato Biocopac e coinvolge inizialmente una decina di partner, con un finanziamento di 800mila euro dall'Unione europea. Capofila è Ssica, la Stazione sperimentale per l'industria delle conserve alimentari di Parma, ente di ricerca fondato nel 1992. Ed è proprio la responsabile del dipartimento Imballaggi di Ssica, Angela Montanari, a riscoprire uno studio del 1942, nel quale si cercavano soluzioni alternative al petrolio, come ad esempio la cutina estratta dalle bucce del pomodoro.

Gli attori più entusiasti ad avviare la sperimentazione sono appunto Ssica, la ditta di lavorazione dei pomodori Mansueto Rodolfi e Virginio Chiesa, che a Rodolfi cura i trasporti della materia prima.

Perché dunque non trasportare anche gli scarti della lavorazione verso Canneto sull'Oglio?
L'idea si trasforma nel progetto sperimentale Biocopac plus e trova un finanziamento comunitario di 1 milione di euro, il 50% del costo totale del progetto.

Lo scorso maggio può così partire il progetto pilota, con le bucce di pomodoro che vengono separate dai semi, lavate, bollite e lavorate per ottenere la cutina, una sorta di resina che, fatte le analisi di rito, potrebbe essere commercializzata dal 2019. Lo scarto del procedimento, invece, viene utilizzato nell'impianto di biogas per la produzione di energia.

Nei giorni scorsi la visita dell'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, per partecipare al convegno sulla "Chimica sostenibile dalle bucce di pomodoro".
Per l'assessore Fava "nell'azienda si vede concretamente come si declina la multifunzione in agricoltura, unendo fantasia e innovazione, al punto che si proietta un'impresa agricola verso il modello di impresa di servizi, in grado di dare redditi aggiuntivi alla attività di coltivazione e di allevamento".

La specializzazione è dunque la strada per l'agricoltura davvero 4.0. Quella che guarda avanti.


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