Si ufficializza così il vincolo inscindibile tra due realtà leader del comparto bio italiano, la cui partnership è iniziata più di 10 anni: ora, insieme, creano un nuovo player destinato a giocare un ruolo determinante e di primissimo piano in un campo in continua espansione ed evoluzione dinamica.
La nuova realtà – denominata semplicemente Ccpb – si impone da subito come il primo organismo di certificazione italiano nel settore biologico per fatturato in termini di prodotti certificati, ma anche per dimensioni e importanza delle aziende certificate, con un'ampia gamma di servizi incentrati sulla sostenibilità di processi e prodotti.
Nell'orbita del “nuovo” Ccpb rientrano circa 9000 aziende certificate, 80% delle quali certificate per il solo settore biologico (tra queste affermati gruppi dell'industria agroalimentare, grande distribuzione, piccole e medie imprese); a fronte di tali numeri, si stima che circa un terzo del fatturato complessivo del comparto biologico italiano verrà certificato dal nuovo Ccpb.
Sul fronte internazionale, Ccpb è autorizzato e accreditato per certificare prodotti bio nell'Unione Europea (in conformità al regolamento CE 834/2007) e per offrire alle aziende agroalimentari la certificazione necessaria per esportare in Usa, Giappone, Canada, Svizzera, Brasile, Corea del Sud e tutti i più importanti mercati internazionali. È inoltre un organismo riconosciuto dalla Commissione Ue a certificare in equivalenza al Reg CE 834/2007 prodotti biologici per i principali Paesi della macroarea mediterranea, dell'Asia (Cina compresa) e dell'America Latina.
Il nuovo Ccpb, che raccoglie l’eredità mediterranea costruita grazie alla felice intuizione di Imc, assumerà così il ruolo di capogruppo delle 5 società di certificazione sparse nel Mediterraneo e autorizzate dai rispettivi ministeri dell’Agricoltura: Imc Egitto, Imc Tunisia, Imc Turchia, Imc Libano e Imc Marocco.
Ma dati estremamente incoraggianti arrivano anche sul versante delle prospettive future. Attualmente Ccpb e Imc ogni anno sostengono complessivamente costi per analisi di laboratorio di circa 200.000 euro; circa il 10% del loro fatturato totale (che attualmente si aggira intorno agli 8 milioni di euro) viene destinato a investimenti in Ricerca e Sviluppo, al fine di offrire ulteriori opportunità negli ambiti della formazione, della nascita di nuovi servizi e di schemi di certificazione in grado di far fronte a un mercato in continua evoluzione.
L'unione di queste due realtà permetterà dunque di aumentare le risorse riservate anche a questo contesto, nel quadro dell'attività globale di un nuovo organismo in grado di ridisegnare le linee future della certificazione nel settore biologico e di sostenerne i principi di qualità, innovazione e credibilità nel settore della certificazione di prodotto ed in particolare nell’ottica della sostenibilità. Perché la certificazione migliora la qualità del prodotto e il suo impatto ambientale, assicura la sicurezza alimentare, rende più efficiente e virtuoso il processo produttivo, ma costituisce anche un insostituibile servizio di garanzia e fiducia verso i consumatori.
In vista del forte impatto che stanno già esercitando le tematiche messe a fuoco da Expo 2015 – “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”: Ccpb si candida a essere protagonista assoluto di un comparto in forte crescita come quello della produzione biologica italiana, che registra 3 miliardi di euro di fatturato totale (1,2 miliardi di euro sul fronte export), che nel 2012 ha evidenziato l'aumento del 3% di operatori e del 6,4% di ettari di superficie di terreno coltivato e che nei primi 10 mesi del 2013 ha visto la crescita del 7,5% di acquisti di cibi bio confezionati (trend peraltro confermato in tutto l’ultimo decennio).
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Fonte: Ccpb (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici)