Inflazione tendenzialmente stabile a giugno, con un piccolo aumento dell'1,1% rispetto a maggio 2012. La stabilità è spiegata dalla compensazione del ribasso dei prezzi di alcune tipologie di prodotto con il rialzo nei settori degli alimentari e dei servizi. 

Per gli alimentari, in particolare l'aumento è dello 0,6% su aprile e del 3% a livello tendenziale. Ma sono i prodotti non lavorati a mostrare i maggiori aumenti, rispettivamente dell'1,3 e del 4,4% su aprile 2013 e su maggio 2012. Tra questi c'è da sottolineare la spinta in avanti della frutta fresca, 6,8% su base congiunturale e 9,4% su base annua. Da segnalare, altresì, il trend  dei prezzi dei vegetali freschi, che se nel confronto mensile diminuiscono dello 0,4% e aumentano del 9,9% rispetto all'anno scorso.
"Qui si vede chiaramente la mano del maltempo - nota CopagriE' innegabile il problema dei mancati raccolti o di importanti percentuali andate distrutte, così come di mancate o insufficienti semine e ciò, oltre a rappresentare un dato altamente negativo in sé, che mette a rischio l'approvvigionamento per una serie di produzioni, come ad esempio quelle cerealicole,  presta il fianco a speculazioni lungo la filiera".

E l'aumento dei prezzi di frutta e verdure fresche si fa sentire sul portafoglio delle famiglie italiane, che svuotano il carrello di prodotti base per l'alimentazione: dalla frutta (-4 per cento) al pesce (-5 per cento), dalla carne bovina (-6 per cento) al vino (-7 per cento) fino all’olio di oliva (-8 per cento). E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Ismea del primo trimestre 2013.
"Il basso  tasso di inflazione - sottolinea la Coldiretti - riflette il clima di depressione nei consumi evidenziato anche da Confcommercio che ha costretto ben sette famiglie su dieci (il 71 per cento) a modificare la quantità e la qualità dei prodotti".

Se da un lato l'aumento degli acquisti a basso prezzo ha favorito il contenimento dell’inflazione, dall’altro ha privato gli italiani di alimenti essenziali per l’alimentazione. "Il risultato è infatti che – sostiene la Coldiretti – il 12,3 per cento degli italiani non è stato in grado di sedersi a tavola con un pasto adeguato in termini di apporto proteico almeno una volta ogni due giorni".