“In Italia un’impresa su cinque appartiene ai settori dell’agricoltura e della pesca, che nel complesso danno lavoro ad oltre 1,1 milioni di addetti. L’industria agroalimentare è il secondo comparto industriale nazionale per valore aggiunto prodotto. Il sistema agroalimentare, dall’agricoltura all’industria, dal commercio ai servizi, attiva oltre il 10% dell’intera ricchezza nazionale. Se da un lato la struttura produttiva è tra le più frammentate e polverizzate, per dimensione economica complessiva siamo ai vertici in Europa. Il valore aggiunto medio per ettaro coltivato è di gran lunga il più elevato, e circa il doppio della media Ue. L’Italia esprime quindi un modello ‘ricco’ ma le nostre imprese sono ‘povere’, perché questa torta viene suddivisa tra un numero ancora molto elevato di aziende agricole”. 

Lo ha dichiarato nel corso dell’audizione di fronte alle commissioni Agricoltura del Parlamento il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, che ha poi individuato in quattro punti le priorità della sua azione di Governo: le politiche comunitarie ed i negoziati per la nuova Pac e la nuova Pcp; la competitività delle filiere, la promozione del made in Italy e il contrasto alle crisi di mercato; l’accesso delle imprese al credito e agli strumenti finanziari; il rilancio del ministero.

Nell’affrontare il nodo della riforma della Pac, Catania ha spiegato di ritenere che il modello proposto dalla commissione 'sembra considerare una realtà non attuale' perché 'non tiene conto dell'evoluzione di fenomeni che si sono accentuati fortemente, quali per esempio la volatilità dei mercati e la concorrenza nelle offerte delle materie prime agricole'.

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