Quale sarà il futuro per il settore ortofrutticolo dopo il 2013, quando verrà applicata la nuova Politica agricola comune? A questo interrogativo ha cercato di rispondere Paolo Bruni, presidente della Cogeca (Confederazione generale delle cooperative agricole dell'Unione europea).

Secondo Bruni, per poter garantire anche in futuro il giusto sviluppo al comparto, favorendone la stabilità e la competitività, è necessario puntare con decisione su alcuni aspetti.

Prima di tutto, occorre garantire al settore della frutta e degli ortaggi un apposito budget finanziario non inferiore a quello attuale. Secondariamente, è necessario potenziare il ruolo delle Op e delle Aop nazionali e transnazionali, per migliorare il peso della produzione ed il suo posizionamento sul mercato attraverso l'innovazione di prodotto e di processo adeguando l'offerta alla domanda.

Inoltre, secondo il presidente della Cogeca, occorre rafforzare il ruolo dei Programmi operativi quali efficaci mezzi di sviluppo e migliorare la trasparenza nelle transazioni commerciali, in particolare con la Grande distribuzione organizzata, per garantire una maggiore certezza sui prezzi di vendita, sui tempi di pagamento, sugli sconti e le promozioni. Parallelamente, nel quadro degli scambi commerciali all'interno dell'Europa e con gli altri Paesi del mondo, si deve favorire il riconoscimento della reciprocità delle norme amministrative diminuendo le barriere fitosanitarie per assicurare una migliore circolazione delle merci.

"Infine – ha dichiarato Bruni – per prevenire le crisi e sostenere il reddito delle imprese è necessario rivedere il regolamento comunitario in vigore, adeguando in primo luogo le compensazioni per i prodotti ritirati dal mercato, e costituire un osservatorio di mercato transnazionale capace di fornire quelle informazioni indispensabili per la gestione della produzione. Ma servono anche altri supporti oggi non ancora disponibili: in particolare occorre finanziare una assicurazione dei ricavi per il produttore ed una assicurazione dei crediti per le imprese poiché affrontando nuovi mercati si rischia il mancato pagamento del prodotto commercializzato".