Tante sono state le definizioni date allo sciopero degli autotrasportatori che per quasi una settimana, a partire da lunedì 10 dicembre, ha mobilitato l'intero territorio nazionale.
Uno sciopero indetto per chiedere un aumento della capacità contrattuale, il contenimento del prezzo del gasolio e dei costi d'esercizio, il riconoscimento del costo minimo, eliminare l'abusivismo e la concorrenza sleale (soprattutto quella 'senza legge' che arriva dai paesi emergenti dell'est europeo) e dare certezze sui tempi di pagamento, come annunciato in un comunicato stampa congiunto di Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap L, Sna Casartigiani, Fiap M e Unitai.
Molti dicono 'Se soffre l'autotrasportatore, vuol dire che si è arrivati alla frutta in Italia', peccato che ci abbiano pensato proprio loro, gli autotrasportatori, a far sì che sull'intero territorio nazionale di frutta sui banchi italiani ne arrivasse ben poca per gli ironici. Blocco delle autostrade, dei nodi stradali, dei valichi e di tutti i varchi di accesso ai porti, blocco del commercio, blocco di intere catene di lavorazione e di montaggio nelle industrie per mancanza di materie prime e scorte, esaurimento dei carburanti: nessuno avrebbe mai pensato ad una simile emergenza nazionale.

L'allarme del comparto agricolo

Mentre il governo ha convocato le associazioni degli autotrasportatori a Palazzo Chigi, le associazioni di categoria di ambito agricolo si sono mobilitate segnalando l'emergenza che ha avuto forti ripercussioni sul sistema della distribuzione dei prodotti agricoli, in particolare su quelli freschi. La prima denuncia è giunta da Confagricoltura che, pur rispettando le aspettative e le rivendicazioni degli autotrasportatori, ha valuta gravissimi i danni per le aziende agricole che producono merci deperibili in prossimità delle feste natalizie. Confagricoltura ha ricordato quanto il sistema italiano di trasporti è sbilanciato verso quello su gomma: l’84% delle merci viaggia in autotrasporto, solo l’1,43% via ferrovia ed è trascurabile l’incidenza dei sistemi intermodali. Tutto questo nel quadro complessivo di intollerabile carenza infrastrutturale che caratterizza il nostro Paese. Fatto pari a 100 la dotazione dell’Ue a 15 di autostrade e ferrovie l’Italia è indietro. Un sistema di trasporti  inefficiente rispetto alla realtà europea i cui costi, assieme a quelli della logistica incidono per oltre il 30% sul fatturato delle imprese. E le denunce non sono finite qui, perchè anche da Unionalimentari è arrivato il calcolo delle perdite calcolate a causa dello stop del trasporto: un calo del 20% del fatturato rispetto a quello del 2006 per le Pmi che producono prodotti da ricorrenza (periodo di riferimento: prima decade di dicembre), dissipate centinaia di migliaia di euro di derrate alimentari deperibili e perdite di guadagno irrecuperabili. Mancanza di materie prime, ritardi di consegne e alimenti non evasi. UnionAlimentari-Confapi ha elencato, seppur in breve, le conseguenze che lo sciopero degli autotrasportatori ha avuto ed avrà sulle Pmi alimentari.
frutta-verdura

Lo sciopero ha colpito tutte le imprese del settore agroalimentare, indipendentemente dalla dimensione, ma per alcune, piccole e medie, comporterà la perdita di una buona fetta del fatturato annuo, se si considera che il 100% di questo viene prodotto nelle prime due settimane di dicembre. Il presidente UnionAlimentari, Renato Bonaglia, si è voluto riferire  alle aziende che producono cibi legati al periodo natalizio (imprese dolciarie, di frutta secca, di cesti alimentari natalizi). Ingenti perdite anche per gli alimenti deperibili, quali frutta, verdura, carne, pesce. Ingiustificato il modo di scioperare: 'Comprendiamo le ragioni degli autotrasportatori, ma non i modi di scioperare. Che hanno rasentato il senso civico e democratico del vivere sociale, hanno portato all’inutile spreco di preziose derrate alimentare e comporteranno, per l’economia nazionale, conseguenze a lungo termine'.
Insomma, un'emergenza sul fronte generale del comparto alimentare, che ha toccato l'intera filiera: verdura, frutta, pane, pasta, latte...

Animali sofferenti ed affamati

Un forte colpo anche per la zootecnia. L'Una (Unione nazionale avicoltori) ha subito lanciato l'allarme e la propria preoccupazione per le conseguenze negative del blocco sulla fornitura di carni fresche di pollame e uova verso gli impianti di macellazione e di confezionamento, costretti al blocco delle attività e anche al rischio di cassa integrazione per migliaia di lavoratori del settore. Ma non solo gli animali 'a bordo' dei mezzi hanno sofferto di questo blocco, ma anche quelli che negli allevamenti hanno atteso per lungo tempo i rifornimenti di mangimi, un rischio per questi davvero vitale.
L'intero settore agro-alimentare ha lamentato la perdita di circa 200 milioni di euro al giorno e già al secondo giorno di sciopero, il 50% dei distributori di carburante ha terminato le scorte.

Dopo il danno: beffe e provvedimenti

Insomma, una situazione risoltasi solo dopo che già troppi danni sono stati causati all'ambito agricolo. Anche dopo lo 'sblocco' definitivo ne ha risentito soprattutto il fronte dei prezzi, aumentati non in giorni, ma addirittura in ore anche del 20-30%. Verdura, frutta, carne, alimenti di prima necessità diventati quasi intoccabili. Il tutto proprio in vista delle festività natalizie.

Nel corso del vertice, svoltosi a palazzo Chigi, l'esecutivo aveva consegnato alle sigle sindacali degli autotrasportatori un documento con una proposta in cui si poneva come condizione l'immediata sospensione dello sciopero. Misure antidumping e ammortizzatori contro i rialzi del petrolio sono due delle misure contenute nella proposta articolata in 12 punti che prevede, tra le altre cose, che il governo emani un decreto del ministero degli Interni sulle modalità e la qualità dei controlli, norme antidumping per garantire i vettori dagli aumenti del gasolio, norme sui contratti, l'attivazione di un tavolo tecnico per il sostegno e lo sviluppo del settore, l'anticipo della revisione dei nuovi studi di settore.

Più fondi in arrivo per i tir, quindi. Sono queste le risposte del governo alle richieste degli autotrasportatori inserite in uno dei maxiemendamenti alla Finanziaria 2008 presentati alla Camera. La norma in questione, che aggiunge un articolo alla manovra, stanzia in particolare 30 milioni di euro per il 2008 per il rimborso pedaggi 2007. A questi si aggiungono altri 20 milioni nel 2009 e 20 milioni nel 2010 per finanziare il fondo di riforma dell'autotrasporto. Sul fronte economico un'altra novità, che non è quantificata, è la nascita di un apposito fondo per il rimborso pedaggi finanziato dalla riduzione dell'accisa sui carburanti (secondo alcune stime potrebbe arrivare fino a 100 milioni).

Una situazione che forse non è ancora del tutto conclusa, considerate le recenti notizie riguardo al caro-carburanti in Italia e al prossimo aumento dei pedaggi autostradali previsto per il nuovo anno. Dati che continuano a far tremare l'intero Paese col fantasma di un nuovo stop dei tir.