Negli allevamenti europei si assiste a una progressiva diminuzione del numero di capi allevati, nessuna specie esclusa.
Cala il numero di bovini, di suini, di ovini e anche di capre. Segno di una diffusa situazione di difficoltà che porta alla chiusura di molte stalle, mentre quelle che sopravvivono non riescono a colmare la differenza e il patrimonio animale europeo si assottiglia di anno in anno.
Lo dicono le analisi di Eurostat diffuse in questi giorni, dalle quali emerge una situazione che dovrebbe destare qualche preoccupazione, se si tiene conto del ruolo strategico delle produzioni di origine animale.
Emorragia senza fine
Entrando nel dettaglio, il 2023 si è chiuso con una diminuzione dell'uno percento per i suini e per i bovini rispetto all'anno precedente.
Più consistente il calo del numero di ovini, che ha visto una flessione del 3% del numero di capi.
Ancora più importante il dato riferito alle capre, il cui numero si è ridotto del 5%.
A fine 2023 si contavano dunque 133 milioni di suini, che rappresentano la specie zootecnica più diffusa nell'Unione Europea.
A seguire i bovini con 74 milioni di capi e poi gli ovini con 58 milioni e a grande distanza le capre con soli 11 milioni di soggetti.
Questa riduzione del numero dei capi in allevamento è ormai strutturale e prosegue ininterrottamente da oltre dieci anni.
Rispetto al 2013 il numero di bovini è sceso del 5% e quello dei suini del 6%.
Si conferma anche nel lungo periodo la contrazione del patrimonio ovino e caprino, sceso rispettivamente del 9% e del 15% negli ultimi dieci anni.
Il quadro europeo
Questo il quadro generale, con differenze significative fra i vari Paesi della Ue, con andamenti fra loro divergenti.
È accaduto ad esempio per le produzioni suinicole di Croazia e Irlanda, in flessione del 10% nell'ultimo anno, in contrapposizione con la crescita di Bulgaria e Malta (più 21%).
A subire la maggiore contrazione del patrimonio bovino è la Lettonia, che ha perso il 6%, seguita da Lituania, Estonia, Portogallo e altri.
Cipro al contrario ha segnato un aumento, ma in questo caso è opportuno ricordare l'esigua presenza di allevamenti presenti in questa nazione.
Stabili invece le popolazioni bovine di Polonia e Irlanda.
La situazione in Italia
Per conoscere la situazione italiana abbandoniamo le analisi di Eurostat per affidarci ai puntuali dati raccolti dall'Anagrafe Zootecnica istituita dal Ministero della Salute presso lo Zooprofilattico di Teramo.
Pesante il bilancio per tutti i comparti zootecnici. Nel 2023 il numero di bovini allevati in Italia si è ridotto di oltre 73mila unità rispetto all'anno precedente. Il calo è di oltre l'1,3% e ora nelle nostre stalle si contano meno di 5,5 milioni di capi.
Situazione più difficile per i suini. A fine dicembre dello scorso anno il numero di animali si è fermato a poco più di 8 milioni di capi. Nel volgere di un anno si sono persi più di 300mila capi, con una flessione del 3,67%.
Male anche il comparto ovicaprino. In questo caso i dati dell'anagrafe sono riferiti al 30 giugno dello scorso anno, quando si contavano meno di sei milioni di ovini, con un calo del 3,7% rispetto ai 12 mesi precedenti.
Peggio ancora i dati riferiti alle capre che nello stesso periodo hanno visto contrarsi il loro numero a poco più di un milione di esemplari, con una flessione del 3,86%.
Il pericolo
Il quadro che emerge dalle analisi di Eurostat e dalle elaborazioni sui dati dell'Anagrafe Zootecnica italiana confermano l'allarme che già in passato AgroNotizie® aveva lanciato sull'impoverimento della zootecnia italiana.
È il frutto di una situazione di difficoltà che non ha solo radici economiche. La continua demonizzazione delle produzioni di origine animale e il non casuale e contemporaneo sviluppo di prodotti sostitutivi di sintesi stanno minacciando il futuro di settori strategici.
Ma senza animali, senza carne e senza latte avremmo solo un mondo peggiore. Il perché AgroNotizie® lo ha già spiegato.
Questo articolo è stato modificato il 30 maggio 2024: è stata aggiunta nella fonte della foto la frase "generata con intelligenza artificiale" precedentemente dimenticata da chi ha revisionato l'articolo
Il 5 giugno abbiamo sostituito l'immagine