Nel Brandeburgo, in Germania, ai confini con la Polonia, un cinghiale è stato colpito dalla peste suina africana. La conferma è arrivata da Julia Klochner, ministra tedesca dell’Agricoltura, e le conseguenze si sono fatte subito sentire sui commerci internazionali.
La Cina, dove la Germania figura al terzo posto fra i fornitori di carni suine, ha chiuso le frontiere alle provenienze tedesche.

Dalla Germania partiva verso Pechino circa il 14% della produzione tedesca di carni suine, quantità che ora verrà recuperata su altri mercati, con possibili ripercussioni sui prezzi.
 

L’impatto sui mercati

In Italia il mercato delle carni suine è reduce da una lunga stagione di crisi, dalla quale si sta cercando di uscire con grande fatica.
Nelle ultime settimane si è registrato un modesto recupero dei prezzi, che comunque restano al disotto di quelli dello scorso anno.

Ora questa ripresa rischia di subire una nuova battuta di arresto per la maggiore disponibilità del prodotto tedesco, non più assorbito dalla Cina.


Le richieste di Uniceb

E’ questo il timore di Carlo Siciliani, presidente di Uniceb, l’Unione italiana della filiera delle carni, che ha rivolto un appello ai ministri delle Politiche agricole (Teresa Bellanova), della Salute (Roberto Speranza), e degli Esteri (Luigi Di Maio), affinché si adoperino con le autorità cinesi per ottenere che in Italia un maggior numero di impianti rientri nella lista di quelli autorizzati alle esportazioni verso la Cina.

A trarre vantaggio della chiusura delle esportazioni dalla Germania sono al momento i produttori di suini spagnoli e americani, ai quali si sono rivolti gli acquirenti cinesi per far fronte alla domanda interna.
Sarebbe un peccato che la suinicoltura italiana dovesse al contrario subire un danno, come conseguenza della maggiore offerta di carni suine sui mercati europei proveniente dalla Germania.
 

Attenti ai cinghiali

L’episodio di peste suina africana in Germania è peraltro una conferma dei timori che da tempo AgroNotizie evidenzia per la possibile entrata del virus nella Penisola, ora che anche dalla Sardegna questo virus è praticamente debellato.
Se da un lato è necessario insistere sulle misure di prevenzione che anche Efsa ha indicato in questi giorni, dall’altro è utile interrogarsi sulle politiche di contenimento della fauna selvatica.

Da tempo gli agricoltori lamentano i danni che i cinghiali arrecano alle colture, evidenziando la eccessiva crescita del numero di questi ungulati.
Danni che diverrebbero incalcolabili se proprio attraverso i cinghiali la peste suina africana dovesse fare la sua comparsa in Italia.