"È vero che, negli ultimi mesi, i prezzi dei suini e la redditività degli allevamenti sono saliti e sono a livelli decisamente soddisfacenti. Ma è anche vero che questo momento favorevole è dovuto a cause del tutto estranee alle dinamiche delle filiere italiane".
Così ha commentato l'attuale situazione del comparto suinicolo Gabriele Canali, direttore del Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza), nel corso degli Stati generali della suinicoltura alle Fiere zootecniche internazionali di Cremona.
 

Mercati in crescita

"È da marzo - ha spiegato Canali - che sui mercati europei i prezzi dei suini da macello stanno salendo; una dinamica positiva che a partire da luglio ha raggiunto in modo più significativo il mercato italiano".

Nel frattempo, anche i prezzi delle cosce fresche e dei lombi freschi sono in aumento, ma a causa dei costi di acquisto dei suini da macello, non tanto per un aumento della domanda.
Le esportazioni italiane di suini, carni suine e salumi, dei primi 6 mesi sono stabili in valore e in leggero aumento in quantità (+2%).
E le importazioni sono in calo del 6% in quantità ma in aumento del +3,5% in valore, a causa dell'aumento dei prezzi.

I consumi di carni suine fresche nei primi 9 mesi dell'anno sono in diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche a causa dell'aumento dei prezzi verificatosi in particolare nel periodo estivo.
In leggero aumento (+1,5%), invece, nello stesso periodo, i consumi di prosciutti Dop, per i quali si è invece registrato un prezzo stabile o in leggera diminuzione.
 

Fattori esterni

Detto tutto questo, il punto è che il driver di gran lunga più importante del significativo incremento dei prezzi dei suini da macello degli ultimi mesi è la forte domanda che la Cina sta riversando sui mercati internazionali, a seguito della crisi produttiva interna dovuta alla epidemia di peste suina africana.

L'Italia ne beneficia comunque anche se indirettamente, come già approfondito da AgroNotizie.
 

Parola d'ordine, interprofessione

In conclusione, le attuali tendenze positive sono casuali e determinate il più delle volte da condizioni esterne, "subite" dalla filiera nazionale, che a oggi si è mostrata incapace di prendere in mano il proprio futuro.

"Ciò che andrebbe fatto - ha proseguito Canali - è attivare una seria interprofessione, che si traduce in una effettiva e strutturata collaborazione tra allevatori, macellatori e stagionatori per elaborare strategie di sviluppo integrate e condivise".

E in questo senso, un primo ambito è dato dai disciplinari di produzione.
"Per anni questo strumento fondamentale è sembrato immodificabile; poi - sottolinea il direttore del Crefis - anche sull'onda degli scandali che hanno interessato i prosciutti Dop pare che si stia lavorando a una loro revisione in tutta fretta, e non è detto che questi due atteggiamenti si compensino positivamente".