Essendo “questioni urgenti” è stato approvato un decreto legge “omnibus” nel quale si decidono molte cose, dalla eliminazione delle sanzioni per il mancato rispetto del “Patto di Stabilità” alle agevolazioni per i comuni terremotati, sino agli interventi per le discariche abusive e ai regolamenti sugli ascensori. In questa eterogenea “compagnia” è rientrato il latte con le misure di sostegno ai produttori per pianificare l'offerta.
Risposta alla crisi
Con questa scelta si cerca di intervenire su una delle principali cause della crisi in atto: l'eccesso produttivo che ha fatto seguito alla fine del regime delle quote latte. Tutti nella Ue, salvo poche eccezioni, hanno “festeggiato” la liberalizzazione del mercato spingendo sulla produzione, che in Europa e cresciuta di oltre il 3% nel 2015. E il 2016 non è stato da meno, con aumenti di oltre il 5% già dai primi mesi.
L'Italia non è stata a guardare e a marzo, ultimo dato disponibile, si registrava latte in più per 200mila tonnellate, con un aumento di oltre il 7%. Le conseguenze si sono viste sul prezzo, crollato a circa 30 centesimi al litro, quando nel 2014 quotava oltre 44 centesimi. Situazione analoga si registra negli altri paesi della Ue, con prezzi del latte anche più bassi rispetto ai nostri.
Frenare la produzione
Da subito si è detto che la soluzione alla crisi stava in una riduzione della produzione. L'hanno invocata gli allevatori aderenti all'European Milk Board già nel dicembre dello scorso anno. Ma l'appello è rimasto inascoltato.
A dare man forte a quanti invocavano un freno alla produzione è arrivato il commissario europeo all'Agricoltura Phil Hogan che ha messo nelle mani degli allevatori europei gli strumenti normativi per pianificare la produzione senza infrangere le norme antitrust. E già che c'era ha dato via libera per utilizzare gli aiuti “de minimis” quale risorsa dalla quale attingere per dare un incentivo economico agli allevatori che “pigiano sul freno”.
Pochi “spiccioli”
Per l'Italia ecco arrivare i 10 milioni messi a disposizione dal ministero per le Politiche agricole, che si aggiungono ai 120 milioni che già compongono il “pacchetto latte”. Presto per sapere come questi 10 milioni saranno impiegati.
Con tutta probabilità saranno esclusi gli allevatori non in regola con il pagamento delle multe latte. Scartata l'ipotesi (improponibile e autolesiva) che si possa incentivare la chiusura delle stalle, si può ragionevolmente ipotizzare un “premio” per ogni litro di latte in meno che sarà prodotto.
Quanto? Proviamo a fare due conti. Se gli allevatori italiani aderissero in massa e si tornasse alla produzione del 2015, avremmo 800mila tonnellate in meno rispetto a quelle attese a fine anno nel caso si continui a produrre agli stessi ritmi di ora. Gli allevatori potrebbero percepire poco più di un centesimo per ogni litro di latte non prodotto. Davvero poco.
In attesa dell'etichetta
Più del premio potrà fare un aumento dei consumi e in questa direzione va la breve campagna di promozione del latte promossa dallo stesso ministero. Una svolta decisiva sui consumi la potrà dare il progetto di inserire l'origine del latte nelle etichette dei prodotti lattiero caseari. Ma la decisione finale spetta Bruxelles e per fortuna abbiamo la Francia che ci fa da apripista, avendo lanciato prima di noi la stessa proposta.
Il 5 luglio la Commissione europea deciderà cosa rispondere ai francesi e ciò che varrà per la Francia varrà anche per l'Italia. Prima ancora, il 27 e 28 giugno, si svolgerà il Consiglio dei ministri agricoli della Ue che potrebbe decidere più incisive azioni a sostegno del settore lattiero. A chiederle non c'è solo l'Italia.