Ricordate lo scandalo delle lasagne alla carne di cavallo? Era il 2013 e da allora la Commissione europea discute sulla trasparenza delle etichette dei prodotti alimentari a base di carne. Da più parti, e l'Italia è fra questi, si chiede che sia indicato il Paese di origine delle carni utilizzate. Una soluzione però osteggiata dalle industrie di trasformazione, timorose dell'aumento dei costi di produzione necessari per tracciare ogni ingrediente. Così il progetto è ancora fermo nei “cassetti” della Commissione e fatica a prendere corpo. Dai deputati del Comitato per la sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo è uscita in questi giorni una risoluzione che invita la Commissione a presentare proposte legislative tese a rendere obbligatoria l'indicazione della provenienza delle carni. A favore delle etichette “trasparenti” si sono espressi 48 deputati, i contrari sono stati 15 e gli astenuti 4. Nel formulare la loro risoluzione i deputati hanno posto l'accento sulla caduta della fiducia dei consumatori. Il 90% dei consumatori europei, come testimonia un sondaggio reso noto proprio dalla Commissione, ritiene importante conoscere l'origine delle carni, che dunque dovrebbe essere indicata in etichetta anche per i prodotti trasformati.

Risultato incerto
Sono eccessivi i timori sollevati dalle industrie di trasformazione, e condivisi dalla Commissione, in merito ad un innalzamento dei costi di produzione. Lo dimostrerebbero le ricerche condotte da alcune associazioni di consumatori. Dello stesso parere è Giovanni La Via (Ncd/Ppe), presidente della commissione Envi del Parlamento europeo. “perché l'incremento - sostiene La Via -  sarebbe in realtà contenuto in quanto relativo ad informazioni sull'origine delle carni già note ai produttori.” Ora la partita è nelle mani della Commissione europea, che dovrà discuterne e poi passare ai voti nella sessione plenaria in calendario a febbraio. La risoluzione del Parlamento avrà un peso rilevante nelle decisioni che saranno prese, ma un esito a favore delle etichette “trasparenti” è tutt'altro che scontato. Già in passato la Commissione ha dato ragione alle tesi delle industrie di trasformazione, che anche in questa occasione non mancheranno di far sentire la loro voce.