La chiamano anche pseudorabbia dei suini per la sua capacità di aggredire il sistema nervoso centrale inducendo negli animali colpiti tremori, ipersalivazione e incordinamento dei movimenti. Negli allevamenti è più nota con “l'esotico” nome di malattia di Aujeszky, dal nome del veterinario ungherese che a inizio del '900 la descrisse per la prima volta ipotizzando un origine non batterica, ma solo più tardi si poté confermare che il responsabile è un virus (un Herpesvirus) e non un batterio. Da allora questa malattia ha fatto la sua comparsa in tutti gli allevamenti, dall'America all'Europa. Solo Australia e Giappone sembrano esserne, per il momento, esenti. Una lotta senza quartiere a questo virus ha permesso di eradicare la malattia di Aujeszky da molti Paesi della Ue. Non però dall'Italia dove la malattia è ancora presente nonostante sia in atto dall'aprile 1997 un piano di controllo, che ha comunque consentito di contenere il diffondersi del virus. Il piano originario è stato aggiornato nel dicembre 2010 e uno dei suoi cardini è la vaccinazione che deve avvenire tre volte, sia nei suini da allevamento sia nelle scrofe. Sino al dicembre dello scorso anno per queste ultime era prevista la possibilità di utilizzare vaccini attenuati deleti. Questa tipologia di vaccini offre una forte risposta immunitaria, ma lascia aperta in taluni casi, comunque rari, la possibilità di reazioni avverse. Il piano prevedeva che l'impiego di questa tipologia di vaccini avesse termine con l'inizio del 2013. Sempre a partire dal primo gennaio di quest'anno il piano ha poi previsto che l'introduzione di nuovi riproduttori possa avvenire solo da allevamenti “indenni”. Per ottenere questa qualifica gli allevamenti devono aver seguito il programma di vaccinazione e non presentare segni della malattia da almeno 12 mesi. Il tutto comprovato da verifiche e controlli sierologici. Con il primo gennaio si è però interrotta la possibilità di utilizzare il vaccino vivo, che sin qui ha dato conferma della sua efficacia nel contenere il diffondersi della malattia di Aujeszky. La sospensione del vaccino vivo ha così messo in allarme gli allevatori per il timore di possibili lacune nella protezione offerta dai vaccini inattivati deleti.

Prossimo obiettivo, indenne
Sulla scorta di queste considerazioni è partita la richiesta al ministero della Salute di prolungare l'impiego del vaccino vivo nei riproduttori. A farsi interprete di questa richiesta il presidente della sezione carni suine di Confagricoltura, Giovanna Parmigiani, che nei giorni scorsi ha incontrato Gaetana Ferri, direttore generale della Sanità animale e del Farmaco veterinario presso il ministero della Salute, alla quale sono state evidenziate le esigenze del settore, che peraltro attraversa, al di là dei problemi sanitari, una difficile congiuntura economica. L'appello è stato raccolto e un comunicato della stessa Confagricoltura informa che il ministero della Salute ha acconsentito ad un prolungamento dei tempi di impiego del vaccino vivo, che dunque si può ancora utilizzare. Ora l'obiettivo deve tuttavia restare quello della eradicazione completa della malattia, sino ad ottenere per l'Italia la dichiarazione di paese indenne dalla malattia di Aujeszky. Condizione indispensabile quest'ultima per evitare vincoli sanitari alle nostre esportazioni, come avvenuto in questi giorni in Brasile, dove la nostra nazionale di calcio si è vista negare in dogana l'ingresso ad alcuni alimenti della propria “dotazione” ufficiale, fra i quali il prosciutto.