Una rubrica dedicata al mercato non scrive solo di prezzi ma deve fornire anche informazioni di natura statistiche e azzardare qualche previsione, casomai con un occhio alla parte normativa che ha, comunque, ricadute su quanto sopra elencato. Diamo qualche spunto di riflessione, certamente non risolutivo ma sotto forma di pillola informativa.

 

Prezzi

Continua la volatilità nel comparto azotati, in prevalenza legata alle speculazioni nel settore energetico. Le quotazioni dell'urea restano sulle montagne russe ed è molto difficile fare previsioni di medio termine. Sicuramente è molto più critica la situazione dei nitrati perché di produzione prevalentemente europea e fortemente condizionata dal prezzo del gas: meglio pensare a fare scorte se commercialmente ed agronomicamente razionali e gestibili. Problemi anche per il solfato ammonico, un tempo concime in declino ma decisamente rivalutato negli ultimi anni e con la domanda che supera l'offerta.

 

Dopo i continui aumenti prezzo registrati sin dall'inizio del 2021 e poi drammaticamente esplosi in seguito all'invasione dell'Ucraina, tanto i concimi fosfatici quanto i potassici, da qualche settimana hanno invertito il trend: l'ultimo trimestre 2022 potrebbe far riassaporare quotazioni più sostenibili (anche se sempre elevate).


Relativamente ai composti, visti i trend così diversi per i loro costituenti, potrebbe essere facile imbattersi in qualche vero affare in funzione delle materie prime utilizzate e del loro costo d'acquisto. Più complicata è la situazione dei concimi a base organica visto che la loro produzione richiede energia e sappiamo di quanto sono aumentate le bollette delle aziende italiane: a favore del comparto ci sono prezzi (in valore assoluto) psicologicamente allettanti.

 

Statistica

Nella tabella abbiamo confrontato l'andamento delle importazioni su base dell'annata agraria (luglio-giugno). Ricordiamo che l'Italia dipende dalle importazioni e che alcuni concimi non vengono prodotti sul nostro territorio (es: DAP 18/46, cloruro di potassio, perfosfato triplo). L'annata 2021-2022 ha fatto registrare una diminuzione di circa 380mila tonnellate, quasi l'80% si è perso nei primi sei mesi del 2022 ma, come avevamo anche previsto, la mancanza dell'urea ucraina non si è fatta sentire, nonostante i profeti di sventura che già vedevano i nostri agricoltori senza concimi: in realtà è stata solo una questione di prezzo, mai di disponibilità.

A dimostrazione di ciò, segnaliamo che il crollo delle importazioni dei nitrati si divide quasi equamente tra il secondo semestre 2021 ed i primi mesi di quest'anno, proprio perché, da subito, c'era troppa differenza di prezzo rispetto all'urea che è stata largamente preferita.

 

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Grazie ai dati delle importazioni, all'andamento delle superfici colturali e della produzione nazionale, si possono azzardare le prime stime sulla flessione dei consumi di concimi in Italia. Gli azotati da quasi 1,3 milioni di tonnellate hanno di poco superato 1,1 milioni. Le circa 100mila tonnellate di fosfatici si sono ridotte a meno di 70mila, volumi paragonabili ai potassici che partivano, però da circa 110mila tonnellate. Molto marcata è stata la riduzione dei composti con i binari (NK e PK) che hanno provato a resistere: stimiamo nel complesso consumi per circa mezzo milione di tonnellate contro le 700mila del passato. Hanno invece tenuto i consumi dei concimi a base organica (organo-minerali ed organici) che sono rimasti intorno le 650mila tonnellate.

 

Normativa

Sono passati pochi mesi dall'applicazione del Nuovo Regolamento Ue sui Fertilizzanti e, purtroppo, anche in questo caso avevamo previsto le complicazioni a cui stiamo assistendo. Il Mipaaf ha mandato a Bruxelles un decreto nazionale che ripesca i "vecchi" concimi del Reg. (CE) 2003/03 (entro fine anno se ne attende la pubblicazione) e, allo stesso tempo, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge che delega il Governo a recepire nella norma nazionale il "nuovo" regolamento.

Come farà il ministero a gestire due indicazioni che vanno in direzione diametralmente opposta? Probabilmente lo farà come sta affrontando il problema dei registri dei fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica: non facendo niente.

 

La strategia può anche essere interessante, ovviamente fino a quando qualche Organismo di Controllo delle coltivazioni biologiche non decida di provare a capire cosa sta succedendo alle migliaia di concimi Ce presenti sul registro che, in teoria, sono diventati fuori legge dallo scorso 16 luglio. Per quelli già presenti sul mercato prima di quella data, non ci sono problemi (sarà forse complicato dimostrarlo) ma come gestire l'imminente campagna 2022-2023 è un dilemma tutto da risolvere. A tale situazione, aggiungiamo la scarsa conoscenza delle norme anche da parte di chi dovrebbe invece addirittura spiegarle. Qualcuno ha persino scritto che i "nuovi" concimi a marchio Ce non si possono vendere in Italia perché non è stato organizzato il sistema di certificazione. Ovviamente, tranquillizziamo tutti, non è vero e già circolano etichette e dichiarazioni di conformità assolutamente a norma. 

 

Biostimolanti

Sono, invece, i grandi assenti su cui si era tanto puntato anche a livello di comunicazione. In questo caso va segnalato il ritardo con cui sono state pubblicate le specifiche tecniche con cui poter valutare i claim dei biostimolanti. Eppure ci aspettavamo che qualche grande gruppo sarebbe stato già pronto visto che ormai sono quasi dieci gli Organismi di Notifica a livello Ue a cui sottoporre i dossier di valutazione. Probabilmente non ha giocato a favore nemmeno la particolare situazione di mercato e dovremo attendere il 2023 per poter finalmente salutare questa nuova famiglia di prodotti.

 


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Con cadenza quindicinale, AgroNotizie ospita un commento sul mercato dei concimi di largo consumo in collaborazione con SILC Fertilizzanti di Ravenna e, in particolare, con "SILC Informa".
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