Dopo quattro anni di blocco, la regione Lazio, attraverso una determina dirigenziale, ha dato il via libera alla ripresa della produzione del peperone e peperoncino nella piana di Fondi, una zona fondamentale per il settore ortofrutticolo laziale con 19mila ettari a campo aperto e mille in serra.
La coltivazione dei peperoni era stata interdetta a dicembre 2013, per la comparsa del punteruolo del peperone, che ha infestato le campagne danneggiando gli ortaggi e compromettendo i raccolti nelle aree focolaio come Fondi, Sperlonga, Monte San Biagio e Terracina nella porzione inclusa nella Piana di Fondi.
Il punteruolo del peperone, nome scientifico Anthonomus eugenii, è un coleottero curculionide originario del Messico, che si è diffuso in quasi tutta l'America centrale, nei Caraibi e negli Stati Uniti del Sud, ed è stato trovato per la prima volta in Europa nel 2012 in una serra di peperoni dolci in Olanda.
I danni sono dati dalle larve soprattutto a carico dei bottoni fiorali, che determinano una cascola dei fiori e quindi una riduzione di produzione, oltre a danni su frutti che possono andare da fori fatti dalle larve a deformazioni dell’intero frutto.
Ma soprattutto la problematica è data dal difficile controllo del parassita, che è poco gestibile con fitofarmaci che colpiscono solo gli adulti che non causano grandi danni. Anche da qui la decisione della regione di adottare misure eccezionali come il blocco delle coltivazioni.
Ora con la determina dirigenziale della regione sarà possibile ricominciare la produzione in pieno campo dal 1° gennaio al 30 settembre, mentre in serra dal 1° ottobre al 31 dicembre si potrà procedere solo in strutture protette da reti antinsetti.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente di Coldiretti Latina Denis Carnello, che ha parlato di una buona notizia, in un momento anche critico per il settore agricolo, messo in ginocchio dal maltempo.
Le aziende agricole e vivaistiche, come ha ricordato Carnello, in questi quattro anni hanno dovuto affrontare danni pesanti a causa delle misure restrittive che hanno colpito una vera ricchezza del territorio.