Nella città della Lanterna, infatti, l'assessore all'Ambiente Italo Porcile avrebbe interdetto il suo utilizzo contro le infestanti di strade, piazzali e marciapiedi, pratica questa delegata all'Amiu, società municipalizzata che fino a quel momento si era occupata delle malerbe cittadine sguinzagliando diversi operatori armati di pompa a spalla e glifosate in canna. L'assessore sarebbe stato però chiamato poi a rispondere di tale decisione in consiglio comunale, per come viene riportato dal Secolo XIX.
Il quotidiano riferisce infatti di come Stefano Balleari, capogruppo Fdi-An a Palazzo Tursi, abbia sottoposto un'interrogazione sulla mancata esecuzione degli sfalci delle piante allergeniche, dato che ciò avrebbe comportato un conseguente aumento delle crisi respiratorie dei genovesi moltiplicando gli accessi ai pronto soccorso del capoluogo.
Per tutta risposta, Italo Porcile avrebbe giustificato la propria decisione richiamando alla presunta cancerogenicità di glifosate e sottolineando le condizioni climatiche che avrebbero favorito la diffusione dei pollini. Peccato che l'Amiu possa contare solo su otto dipendenti per controllare le malerbe e che con zappe e cesoie proprio non ce la facciano. Quindi di glifosate se ne può fare benissimo a meno, ma solo a patto che i già citati cittadini si armino ogni 15 giorni di forbici e zappe e si diano da fare loro. Cosa di cui si dubita molto, conoscendo il loro ecologismo fatto più di parole che di azioni concrete.
Sarebbe inoltre bene informare l'assessore Porcile delle nuove posizioni congiunte di Oms e Fao circa glifosate, il quale emergerebbe ora essere considerato "improbabile cancerogeno", al contrario di quanto sostenuto dallo Iarc. Questo lo ha infatti inserito in lista 2A, "Probabili cancerogeni", scatenando proibizionismi inconsulti in mezza Europa, incluso quello visto a Genova.
Nel capoluogo conteso da Grifoni e Blucerchiati, per esempio, si sarebbe favorita l'impennata delle allergie pur di bandire un erbicida che, di fatto, si conferma oggi non essere il demonio descritto da molti, ministri in primis. La notizia genovese viene quindi accolta positivamente da coloro i quali, incluso chi scrive, sostengono da sempre che per capire appieno quanto servano gli agrofarmaci servirebbe che qualcuno provasse a farne a meno per un po'. Ora un piccolo test è stato effettuato, proprio a danno di quei cittadini che a parole danno sempre addosso ai "pesticidi", salvo poi riempirsi il naso di spray antistaminici per difendersi da quei pollini che non sarebbero volati se avessero utilizzato glifosate. Un non-sense che sconfina onestamente nel comico.
Test numero due?
Mentre i genovesi passano da uno starnuto all'altro, trecento chilometri più a est, a Bologna, vengono intanto condivise le nuove linee guida che la Regione Emilia Romagna avrebbe varato in tema di uso di agrofarmaci in ambienti urbani. La Giunta regionale avrebbe infatti approvato tali linee guida a completamento del quadro normativo previsto dal Piano d'azione nazionale (Pan) per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.Secondo quanto deciso nella Dotta, saranno i sindaci a individuare le zone in cui l’uso dei diserbanti sarà comunque vietato e dove, invece, sarà saltuariamente possibile, cercando di evitare rischi per la popolazione. Il testo riserva poi un’attenzione particolare ai cosiddetti “gruppi vulnerabili”, come minori, anziani e disabili. In particolare, i diserbanti saranno banditi dai cortili delle scuole d'infanzia, delle scuole primarie e dalle aree gioco dei parchi destinati ai bambini. Per erbe infestanti e insetti dannosi alle piante si dovranno dunque utilizzare metodi naturali e biologici, come per esempio il lancio di insetti utili, oppure meccanici, come sfalci, asportazione delle parti infestate, oppure ancora fisici, ovvero vapore o schiume.
Dopo aver dato da scrivere al Secolo XIX di Genova, forse che di lavoro ne verrà dato anche a Il resto del Carlino? Ai posteri l'ardua sentenza, magari tenendo sempre in tasca un pacchetto di fazzoletti di carta.
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Fonte: Agronotizie