"L’elaborazione dei dati raccolti nel corso del progetto – spiega il professore Fabrizio Adani, coordinatore del progetto e docente della facoltà di Agraria dell’Università di Milano – ci ha permesso di stabilire che in Lombardia il biogas ha avuto uno sviluppo equilibrato e che il ricorso alla coltura energetica si è dimostrato proporzionato e legato più a situazioni territoriali che non a eventuali speculazioni".
La porzione di Sau destinata alle agroenergie è considerata dai curatori del progetto accettabile e in via di diminuzione per effetto del nuovo sistema incentivante che favorisce l’utilizzo dei sottoprodotti. Il biogas agricolo ha consentito un’integrazione del reddito dell’azienda, di produrre energia rinnovabile e migliorare al contempo l’impatto ambientale dei reflui zootecnici, frenando il calo dei terreni agricoli dismessi per effetto della mancanza di competitività delle aziende agricole (-14% della Sau dal ‘90).
"I dati raccolti – sottolinea ancora il professor Adani – dimostrano che nell’alimentazione dei digestori presenti in regione, la quantità di mais è inversamente proporzionale alla quantità di effluente zootecnico impiegato. Adesso disponiamo di informazioni che ci offrono una ‘conoscenza della realtà’ e non più solo una ‘sensazione della realtà’".
Il rapporto ettari di mais per biogas/Sau totale nella provincia di Cremona è pari all’11%, in quella di Brescia al 4%, in quella di Mantova all’1%, in quella di Lodi al 9%, a Pavia 4%, Milano 2%, Bergamo 1% e via via in diminuzione nelle altre province.
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Fonte: Gruppo Ricicla